Dettagli Recensione
Top 500 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Non convince
Non completamente convincente questo nuovo lavoro di Donatella di Pietrantonio. Protagonisti una madre, Lucia, una figlia, Amanda, e un terribile fatto di cronaca realmente avvenuto, l’omicidio di due ragazze.
Da questo fatto la storia prende spunto e lo immagina successo nell’età della giovinezza di Lucia. Tania e Virginia, le due vittime, erano ospiti di un campeggio costruito non lontano dal Dente del lupo, la montagna al centro di quella zona d’Abruzzo immaginata di proprietà del padre di Lucia. Solo la terza ragazza, Doralice, amica di Lucia, era riuscita a scampare all’assassino.
La storia si svolge all’epoca del primo lockdown, quando Amanda, che era andata a studiare a Milano, torna a casa con uno degli ultimi treni disponibili, senza libri, e si chiude in un potente mutismo nei confronti della madre che non riesce a trovare la strada per riprendere a comunicare con lei che ha, evidentemente, interrotto gli studi.
Quando andrà a Milano a sgomberare la casa affittata dalla figlia Lucia capirà che qualcosa lassù è successo, e che forse la figlia avrebbe avuto bisogno di lei che invece, per rispettare il suo bisogno di indipendenza, forse le è stata poco vicina. Dove passa il confine tra necessità di far camminare i figli con le proprie gambe, di dar loro autonomia e capacità di affrontare anche la parte brutta e difficile della vita e vicinanza con loro? Lucia se lo domanderà, chiedendosi se alla figlia non sia mancata la presenza materna quando forse le sarebbe stata più necessaria.
Il libro alterna la storia del rientro a casa di Amanda a lunghi racconti del passato: dal delitto delle due ragazze ai processi, soffermandosi anche sull’amica di Lucia, Doralice, figlia dei gestori del campeggio che dopo il delitto non è più stata quella di prima, rosa dai sensi di colpa e dalla difficoltà di ricostruirsi. Andrà per questo a lavorare lontano.
Il racconto della di Pietrantonio è in realtà un racconto di silenzi e di incomunicabilità tra tutti i protagonisti: tra Lucia e suo padre, tra Lucia e Amanda, tra Lucia e l’amica Doralice, e anche con il marito da cui è separata. Nessuno qui riesce a parlarsi davvero, a confrontarsi con sincerità, a dire quelle parole che aiuterebbero a vivere meglio, ad essere più vicini, a capirsi. In questo racconto delle diverse incomunicabilità il romanzo mi è piaciuto molto: l’autrice lo sa rendere davvero bene.
La storia nel suo complesso invece mi ha convinta poco. Le due vicende, passato e presente, si incastrano poco tra di loro e gli spazi destinati alle due storie sono forse poco equilibrati. Amanda ci rimane in fondo estranea, difficile empatizzare con lei, forse è difficile per il lettore capirla davvero. Ben presente invece lo smarrimento di Lucia nel suo rapporto con la figlia.
La tematica della necessità di un rapporto compiuto genitori e figli all’interno di un percorso di autonomia non è approfondita come dovrebbe. Gli altri personaggi sono sullo sfondo.
La scrittura è funzionale al racconto, non suscita reazioni, non scalda.
Un romanzo, per me, riuscito a metà.
Indicazioni utili
Commenti
2 risultati - visualizzati 1 - 2 |
Ordina
|
2 risultati - visualizzati 1 - 2 |