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Nino sarà mica discendente di Priapo?
Nonostante qualche piccolo difetto, "L'amica geniale" si era rivelata la lettura affascinante e coinvolgente che tutti mi avevano promesso. Eppure ho esitato parecchio prima di prendere in mano la mia copia di "Storia del nuovo cognome"; vi potreste chiedere come mai, specie se avete in mente l'emozionante conclusione del primo libro. La ragione è estremamente sciocca e superficiale, ma non per questo meno vera: trovo le copertine di questi volumi la quintessenza della depressione! appena le vedo, ogni interesse per il contenuto al di sotto viene eclissato dal senso di malinconia che mi trasmettono queste foto, adatte al massimo per un opuscolo religioso.
Ma andiamo alla trama, che la casa editrice annuncia di non volerci spoilerare nella sinossi. Più semplicemente, non c'è proprio nulla da spoilerare: come nel primo volume, la narrazione segue la vita quotidiana delle giovani Raffaella "Lila" Cerullo ed Elena "Lenù" Greco, la nostra voce narrante. Il primo capitolo riprende in parte la premessa del libro precedente, con l'anziana Lenù che ripensa a quando, verso la metà degli anni Sessanta, l'amica le affidò un plico di quaderni contenenti i suoi pensieri della giovinezza; grazie alla lettura di questi diari, la donna riesce a colmare diverse lacune nella narrazione, mostrando anche il punto di vista di Lila o descrivendo degli eventi ai quali non assiste in prima persona. Le vicende raccontate partono dal matrimonio di Lila e Stefano Carracci, passano per gli ultimi anni di liceo ed il periodo universitario di Lenù ed approdano a quando quest'ultima -ormai diventata una giovane donna dal futuro promettente- fa ritorno al rione e scopre com'è cambiata nel frattempo la vita della sua amica d'infanzia.
A contornare le vite delle due protagoniste, abbiamo il solito cast di parenti ed amici, che si fa via via sempre più numeroso e variegato. Leggere le interazioni tra questi personaggi è uno degli aspetti che più ho apprezzato: che si tratti di momenti d'affetto o di contrasti astiosi, Ferrante riesce ad evocare sempre delle reazioni genuine nelle quali è semplice interpretare i sentimenti delle parti coinvolte. Questo porta ovviamente ad dover sopportare la presenza di parecchi caratteri terribili -scritti di proposito per ispirare delle emozioni molto negative-, ma non credo incida sulla godibilità del testo.
Esattamente come i personaggi, anche le ambientazioni vengono tratteggiate con cura, tanto che ogni luogo riesce a trasmettere delle sensazioni diverse: dalla caoticità del rione napoletano, all'elitarismo dell'università di Pisa, alla spensieratezza della spiaggia ad Ischia; rendendo la narrazione più dinamica, l'autrice ha anche più margine di manovra in questo senso. Allo stesso modo i rapporti tra i personaggi si fanno più complessi, senza per questo dare un senso di realizzazione alle loro vite: tutto può ancora succedere, tutto può ancora cambiare, chi oggi si sente arrivato domani potrebbe scoprirsi il vinto.
A frenarmi dall'assegnare il massimo della valutazione sono il POV di Lenù ed il focus un po' eccessivo sulle relazioni sentimentali, specie quando erano presenti tanti altri spunti interessanti da poter affiancare al tema centrale dell'amicizia tra Lenù e Lila, come il valore dell'istruzione, la situazione politica dell'epoca o le disparità sociali. Per quanto riguarda la voce narrante, la mia critica è data dal modo eccessivamente ingenuo con cui descrive le azioni degli altri: lo capirei se ne stesse parlando al presente da giovane, ma è ormai una donna anziana ed ha già vissuto le conseguenze di queste azioni, quindi non ha senso simuli una simile ignoranza.
Altro piccolo neo è la prevedibilità delle svolte di trame, tutte facili da indovinare o perfino suggerite dalla prosa stessa. Pur amando gli intrecci più complessi, non lo considero però un difetto vero e proprio, perché la narrazione stessa ha un'impronta prevalentemente domestica e non punta certo a sorprendere il lettore con degli avvenimenti eccezionali. In compenso, apprezzerei davvero una sfoltita al cast: non dico di introdurre un serial killer, ma in questa serie c'è fin troppa gente per i miei gusti!