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Non il migliore della Ardone
La storia inizia alla fine degli anni ’70, nel periodo di discussione e poi di introduzione della legge Basaglia ed ha per protagonisti un giovane medico, Fausto Meraviglia, che crede fermamente nei nuovi principi, ed una giovanissima, Elba, nata in manicomio perché figlia di una ricoverata giudicata come molte donne non sana di mente. A quell’epoca bastava poco per finire tra i cosiddetti matti, costituiva un sistema semplice per liberarsi di una moglie infedele o di un parente sgradito. Nulla a che vedere quindi con le malattie mentali vere, eppure curate come se tali fossero veramente e con metodi arcaici e dannosi come l’elettroshock.
Elba trascorre la vita a compilare e catalogare le malattie mentali riscontrate nel “mezzomondo”, come lei chiama il luogo dove si trova, e a chiamare con soprannomi che ne indicano il ruolo o l’atteggiamento il personale e le ricoverate. Non a caso Lampadina è l’infermiere che pratica l’elettroshock.
Il giovane medico si rende conto che Elba tutto è fuorché matta e quando i manicomi non saranno più luoghi chiusi la fa trasferire a casa sua, dove diviene parte della famiglia, e la fa studiare fino a vederla sparire, non si sa perché e dove. Eppure Elba è l’unica figlia che si è scelto e ha voluto, proprio lui che un buon padre non è mai stato. E il dott. Meraviglia è per Elba la famiglia che lei non ha mai avuto, madre a parte: piena di vizi, di difetti, ma anche di bellezza e di umanità. Perché così è fatto l’uomo. E il dott. Meraviglia da tanti difetti non è certo immune.
Elba si porta dietro un dolore enorme, non solo quello per sua madre, che scopre essere stata ricoverata solo perché tedesca rifugiata politica, incinta senza essere sposata e quindi adultera, poi ridotta in stato catatonico dai troppi trattamenti con l’elettricità ricevuti, al punto da non riconoscere neanche più sua figlia. Il dolore che sente Elba è universale, per tutte le donne (a queste soprattutto si rivolge il libro), alle quali è stata negata una vita normale in base a principi senza alcun valore né fondamento. A queste dedica i suoi studi e i suoi interessi, e questo dramma Elba lo incarna e lo vive ogni giorno.
Il racconto è diviso in sezioni, e dopo una prima parte che si svolge in manicomio, vede alternarsi momenti di vita successiva con Elba che studia e che vive inserita nella famiglia del dottore a periodi successivi con il dottor Meraviglia ormai anziano e solo (la figlia vive da sola con un figlio, il maschio si è fatto prete ed Elba, appunto, se ne è andata alle soglie della laurea).
Fili conduttori i soprannomi che Elba dà all’interno del mezzomondo e dalle suore dove è stata mandata a fare i primi studi dell’obbligo (lampadina, gillette, la sposina, le suore culone, Nana la cana, eccetera), e le frasi del dott. Meraviglia, apparentemente suoi pensieri consolidati (“la famiglia è un concetto sopravvalutato”), il suo essere un donnaiolo e un mentitore, benché in fondo sincero.
Da estimatrice della Ardone (mi sono piaciuti tantissimo sia Il treno dei bambini sia Olivia Denaro), ho trovato questo Grande Meraviglia un po’ discontinuo. La prima parte non mi ha entusiasmato, più avanti invece ho trovato momenti davvero all’altezza di questa scrittrice in grado di regalare pathos e bella prosa.
Ho faticato ad empatizzare con i protagonisti: il dottore, visto a sezioni ora anziano, ora giovane, ora di nuovo anziano, rimane sempre un po’ staccato dal lettore forse per questa frammentarietà: eppure quanto sarebbe bella ed umana la sua figura!
Elba, allo stesso modo, ci appare sempre un po’ distaccata, il turbine di sentimenti che dovrebbe attraversarla, il lettore fatica a sentirli e a viverli con lei.
Ci sono fortunatamente nella seconda parte momenti nei quali la Ardone riesce a portarci con sé negli avvenimenti, a trascinarci dentro il momento descritto: e sono le parti più belle e intense, all’altezza di questa scrittrice.
Quindi un bel libro ma non tanto come i primi due. In una ipotetica classifica dei romanzi della Ardone questo sarebbe quindi per me al terzo posto.
Merita di essere letto comunque, per la tematica e perché, in fondo, rimane un bel libro.
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Commenti
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La tua bella recensione, MariaLetizia, evidenzia dei punti di interesse, ma vedo che il libro non ti ha entusiasmata.