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Il partigiano Johnny
 
Il partigiano Johnny 2023-09-02 18:28:40 siti
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siti Opinione inserita da siti    02 Settembre, 2023
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Sapore di eroe

Collana ET scrittori. Introduzione di Gabriele Pedullà (agosto 2021), a corredo, un saggio di Dante Isella, “La lingua del ”

Un romanzo imprescindibile, un’esperienza di lettura impegnativa ma unica. Nonostante l’edizione da me letta sia accompagnata da un’ interessantissima introduzione di Pedullà, la versione proposta è quella di Isella (1992) che, nel lungo percorso filologico che ha accompagnato la stampa di queste carte, ora chiamiamo “Il partigiano Johnny” . In particolare è un montaggio delle due redazioni del romanzo ritrovate presso le carte dello scrittore; i primi venti capitoli sono quelli presenti nella prima redazione, i restanti nella seconda; per chi non lo sapesse la prima redazione è quella più ancorata all’originaria lingua inglese in cui tutto il romanzo fu scritto, la seconda invece è quella maggiormente sottoposta a processo di revisione e riscrittura, una riscrittura che spesso, ci dicono i critici, interessò non solo l’aspetto strettamente linguistico ma anche quello più strutturale, con rivisitazione di interi episodi. Abbandonando le questioni meramente filologiche, dalle quali in realtà non si può prescindere, si può parlare di questo romanzo in termini di esperienza di lettura e tentare di condividere le sensazioni provate e le emozioni suscitate. Pur essendo un testo non licenziato dal suo autore mi sento di annoverarlo tra i capolavori della letteratura italiana e non solo di quella strettamente resistenziale, e non per pura simpatia ideologica ( posizione davvero difficile da sostenere senza avere contezza del complesso fenomeno resistenziale che dovrebbe essere maggiormente studiato da tutti prima di farne una bandiera da sventolare o una questione divisiva ancora oggi, pur ribadendo una mia ferma posizione antifascista) quanto piuttosto per il suo valore strettamente letterario. Ho letto la storia di Johnny gustandomi ogni singola pagina, ogni parola, ogni gioco linguistico, nonostante le difficoltà dovute alla mia scarsissima conoscenza dell’inglese e armandomi di tutta la pazienza necessaria per colmare il gap linguistico che interrompe, soprattutto nella prima parte, il filo narrativo a più riprese. Questo è stato possibile perché si è creato un forte meccanismo di compensazione dettato dall’arditezza linguistica in lingua italiana, molto spesso ho dovuto ricorrere al dizionario per introiettare lemmi mai incontrati prima, scoprendo sovente, oltre alla mia ignoranza lessicale, le acutezze linguistiche fatte di neologismi, latinismi, vere e proprie fusioni linguistiche. Altro motivo di compensazione è stato il perdersi in una prosa arricchita da insolite giustapposizioni di nomi e aggettivi in una sintassi mai pesante, a titolo esemplificativo potrei citare l’incontro del protagonista con il professor Chiodi: “Chiodi si era alzato, nella sua orsina massiccità di montanino corretto da anni di esistenza pianurale. Gli diede un abbraccio filosofico…”. Quanta immaginazione e quante informazioni passano nel tripudio giocoso di questi accostamenti, mi si sono impressi nell’immaginario, nella loro incisività, più di qualsiasi ricco inserto descrittivo. Una prosa studiata, voluta, capace di amplificare le scarne informazioni in un universo immaginifico tale da farmi apprezzare quasi tutte le pagine del romanzo, non ce n’è più una al netto dei miei ripetuti segni di matita e di note a margine. A ciò si è aggiunta una narrazione avvincente quasi completamente incentrata su Johnny che, rientrato fortunosamente da Roma, dopo lo sbandamento dell’esercito regio, abbandona la comoda tana del coniglio in collina, dove i suoi lo hanno confinato per proteggerlo, per abbracciare la scelta partigiana e inizia la sua peregrinazione tra le colline delle Langhe e del Monferrato. L’incontro con i suoi ex professori del liceo, Chiodi e Cocito, già segna il passo della narrazione: diventare un partigiano non sarà una questione semplice, a detta di Cocito non è solo una questione legata alla difesa della libertà ma necessita di un’ideologia precisa, comunista per la precisione, altrimenti si rischia di essere dei Robin Hood. Nonostante queste premesse, la forza di Johnny sarà la sua continua incapacità di adattarsi a situazioni eticamente non condivisibili, il suo tormento interiore, parte verso le colline “la terra ancestrale che lo avrebbe aiutato, nel vortice del vento nero, sentendo quanto è grande un uomo quando è nella sua normale dimensione umana”.Trova le prime formazioni partigiane ma subito capisce che si trova dalla parte sbagliata: “Really, I’m in the wrong sector of the right side”, le formazioni comuniste sono improvvisate, zeppe di ignoranti e di giovanissimi, marmocchi inesperti dal punto di vista militare, votati miseramente all’errore e in bilico sulla corda della vita. Johnny si muove, cerca, non si accontenta, progredisce nel suo percorso umano, interiorizza gradualmente la dura legge della vita partigiana, cambia formazione, si adatta alla collettività per giungere poi a combattere solitario, nell’inverno più solitario della sua vita. La narrazione si snoda in modo avvincente con un ritmo episodico e un andamento cronologico scandito soprattutto nella seconda parte da capitoli titolati che rimandano alla Città, la presa di Alba e la subitanea perdita, al preinverno e al terribile lunghissimo inverno. si è con Johnny sempre e lo si lascia a malincuore.

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Primavera di bellezza
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Commenti

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Interessanti annotazioni, Laura.
Condivido il tuo apprezzamento per questo libro. Anch'io tuttavia ho trovato alcune parti piuttosto impegnative.
In risposta ad un precedente commento
siti
04 Settembre, 2023
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Grazie Emilio.
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