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L'improbabile tramonto dell'editoria
Anni fa acquistai all'usato una copia di "Panorama" dopo averne sentito parlare per la prima (e unica) volta da un qualche bookinfluencer, che lo consigliava definendolo una storia ambientata in una realtà distopica non troppo lontana dal nostro presente. Il mese che ho scelto di dedicare a questo genere letterario mi sembrava quindi il momento perfetto per recuperarlo; a conti fatti, potevo tranquillamente scegliere un qualunque altro momento, perché qui di distopia ce n'è ben poca.
La storia viene narrata da un anonimo scrittore che, anni prima, è stato additato come l'autore di un romanzo di grande successo; per ovviare al fraintendimento -e in mancanza della vera penna dietro al volume in questione-, l'editore suggerisce di spostare l'attenzione mediatica su Ottavio Tondi, ossia il lettore che ha scovato il manoscritto e l'ha portato alla pubblicazione per merito della sua insistenza. Il punto di vista ci porta in realtà in un futuro prossimo in cui il narratore racconta per sommi capi la vita di Ottavio, fino al crollo che l'ha portato a seguire ossessivamente una certa Ligeia Tissot sul popolare social Panorama.
L'idea alla base di questo social network è uno dei punti di forza di questo titolo: pur non essendo nulla di totalmente inedito -in particolare per le regole restrittive che gli utenti sono costretti a sottoscrivere-, Panorama risulta una buona metafora di una certa fascia della società occidentale contemporanea: pronta all'aggressività e desiderosa di mettere in mostra la propria quotidianità online, come dei carcerati volontari.
Tra gli aspetti più riusciti del volume rientrano anche i tanti riferimenti al mondo della letteratura e dell'editoria che, ad un lettore appassionato soprattutto ai grandi classici, faranno sicuramente piacere. Per quanto mi riguarda, ho apprezzato lo stile molto curato e ricco di citazioni di Pincio, e forse proprio questo ha reso ancor più fastidiosi i lati negativi della lettura.
In primis mi ha deluso la scelta di accantonare Panorama per la maggior parte del volume: avrei voluto venisse dedicato più spazio a questo social, che mi è sembrato un po' sacrificato in favore della storia di Ottavio. Onestamente ho trovato poi confuso il vicino futuro immaginato dall'autore, motivo per cui non saprei dire se si possa categorizzarlo come distopico, anche solo in parte; è probabile che lo stesso Pincio non volesse fornire un quadro completo, ma così non si riesce a spiegare come l'editoria sia scomparsa.
L'elemento che meno mi è piaciuto riguarda però i personaggi; in particolare, il modo in cui vengono descritti i caratteri femminili è a dir poco svilente: nel mondo immaginato da Pincio ci sono soltanto donne stronze e prostitute, e nessuna di loro è meritevole un briciolo di rispetto logicamente. Ancor peggiore è la caratterizzazione di Ottavio, un protagonista decisamente spiacevole nei suoi comportamenti e nelle sue opinioni (per quanto soltanto immaginate dal narratore), motivo per cui non è riuscito proprio ad ispirarmi compassione. Diciamo che questo volume rientra nei fin troppi casi in cui ho desiderato ardentemente un protagonista diverso, perché la penna di Pincio mi è sembrata davvero sprecata su un individuo simile.
Indicazioni utili
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