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In quali mani consegnare l'Italia?
E’ la storia romanzata dell’Italia nell’ultimo decennio del secolo scorso, una storia senza troppe censure, con personaggi e fatti, come di consueto, di fantasia ma facilmente riconducibili a persone ed eventi reali. Le “mani giuste” sono solo un auspicio, una vaga speranza, poiché quelle narrate sono quelle che negli anni si sono date da fare con qualsiasi mezzo per impadronirsi del potere. Basta solo nominare le vicende legate alla mafia, alla massoneria, ai servizi segreti deviati, a Gladio e alla P2 per rendersi conto di quale sia stata l’influenza di alcuni protagonisti ben noti sulla vita del Paese.
Uno dei temi principali trattati dall’autore è costituito dai rapporti tra Stato e Mafia: le inchieste dei coraggiosi giudici Falcone e Borsellino inaspriscono tali rapporti, ed ecco che interviene uno dei protagonisti, il commissario Scialoja, che tenta di reimpostare nuovi accordi con uno dei più importanti boss mafiosi, Angelino Lo Mastro: emergono carteggi segreti, si tratta per una tregua, con benefici per entrambe le parti in causa. Ma c’è un'altra forza in campo, la cosiddetta Catena: forze paramilitari ben addestrate e senza scrupoli, che mirano ad impossessarsi dei dossier segreti per aumentare la strategia della tensione alleandosi con la Mafia in chiave anticomunista, anche se con la caduta del muro di Berlino i “rossi” non hanno più la forza d’urto di un tempo. Anche i grandi imprenditori di quegli anni hanno trattative da nascondere: rapporti con mafiosi per attività nel Sud, protezioni, patti segreti, che la famosa operazione Mani Pulite cercherà di scardinare, causando crisi aziendali importanti. La Mafia non potrà che ricorrere a tentativi estremi per riemergere: stragi e azioni dimostrative a Firenze, Milano e Roma, compreso l’attentato a Maurizio Costanzo. L’entrata in politica di Berlusconi sembra calmare gli animi, un nuovo movimento liberaldemocratico, auspicato a suon di grancassa da un giornalista amico e schierato a destra, Emanuele Carù (facilmente individuabile), invita a tenui speranze e, forse, a tentativi di pacificazione nazionale.
In estrema sintesi la storia è questa. Alcuni personaggi coinvolti sono di fantasia, molti altri hanno un riscontro nella realtà (per saperne di più, sono ben esplicitati su Wikipedia). Non mancano importanti figure femminili, tra le quali spiccano Cinzia Vallesi, detta Patrizia, e Maya, moglie e figlia di grandi industriali del Nord (facilmente individuabili): la prima, passionale ed alla ricerca disperata di un amore duraturo, è la moglie del capo della Catena, che la fa uccidere scoprendo che è l’amante del commissario Scialoja, la seconda sembra estranea al mondo corrotto che la circonda e cerca di aiutare sbandati e perseguitati.
La storia di De Cataldo è rivelatrice di molte verità, in primis l’infiltrazione massiva della Mafia in ogni ganglio del potere, al punto da rendere indispensabili accordi segreti e carceri meno dure per evitare pericolosi ricatti. Del resto, scrive l’autore, in quali “mani giuste” potrebbero finire gli italiani, che “… un bel giorno si sarebbero svegliati con in testa un mucchietto di idee ben precise sul loro presente e sul loro Paese. Gli zingari rompono i coglioni, i negri puzzano, Le donne sono tutte puttane, e quelle che abortiscono lo sono più di tutte. I carcerati devono starsene in galera. Tutti hanno diritto di armarsi per difendere la proprietà privata … si tratta solo di estrarre il peggio che gli italiani si portano dentro da sempre” ?