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Velarus, il bambino "invisibile".
In libera uscita da Bellano e dalle sue storie, Andrea Vitali narra in questo romanzo (favola?) le vicende di un bambino “invisibile” e del perché della sua invisibilità. All’inizio il ragazzino osserva i suoi genitori, due poveracci senzatetto in cerca d’elemosina, e, pagina dopo pagina, spiega le ragioni che hanno ridotto i due in quelle condizioni. All’inizio non era così: i due erano un uomo e una donna affermati, occupatissimi a fare affari in ogni parte del mondo, che, per una bizzarra combinazione del destino, si erano ritrovati sullo stesso taxi e, senza perdere troppo tempo (il tempo è denaro!), avevano deciso imprevedibilmente di sposarsi. Il tassista ed una sua amica, un’infermiera, diventeranno i tuttofare dei due affaristi, agendo da intermediari lautamente compensati. Anche quando i due decideranno di mettere al mondo un figlio, ricorreranno, per non perdere tempo, a procedimenti artificiali: nascerà così Velarus (questo è il nome che gli daranno), affidato alle attenzioni, sempre ben remunerate, del tassista, che procurerà un’abitazione con tanto di babysitter prima e di insegnanti privati dopo. Soldi a tutti, naturalmente, tramite il sempre disponibile e avido tassista, che deciderà, perché no?, di sposare l’infermiera e comincerà a progettare la realizzazione di un grande sogno: naturalmente i genitori continueranno nella loro folle corsa ad affari sempre più spericolati, pianificando il futuro, accumulando soldi a palate ed imbrogliandosi a vicenda. Il povero Velarus crescerà stentatamente, impallidendo progressivamente fino a diventare invisibile: sarà visitato da professoroni avidi di denaro, che faranno le diagnosi più sconclusionate e grottesche, convinti ovviamente di non sbagliare mai.
I genitori, tutti presi ad accumulare soldi, che ormai trattano a peso, non hanno tempo per occuparsi del figlio e decidono di metterlo in vendita ad un’asta: chi offrirà più soldi se lo porterà via! Ma ci sarà un finale a sorpresa, i soldi così come sono arrivati a vagonate possono anche prendere altre strade: i due avidi affaristi perderanno tutto, Velarus avrà finalmente la sua rivincita.
La favola, perché in realtà di favola si tratta, passa in rassegna certi aspetti, portati all’estremo, della società in cui viviamo: affaristi senza scrupoli e senza dignità, insegnanti fannulloni, profittatori sempre pronti ad intascare parcelle esose, medici disonesti, professoroni convinti di non sbagliare mai, tutta un’umanità che corre ossessivamente e disperatamente alla ricerca di illusioni e di benessere, un benessere che tuttavia sfugge e del quale non si ha tempo per goderselo. Non sembra esserci spazio per una sosta, un ripensamento, una riflessione: tutto deve andar via veloce, sono banditi i sogni e le carezze.
Sono convinto che Andrea Vitali abbia pensato, nella stesura del romanzo/favola, ai tanti “invisibili”che, come Velarus, crescono senza il calore vero di una famiglia, o ad altri “invisibili”, che vivono ai margini della società, senza futuro e senza speranze.
Il romanzo si legge d’un fiato, lo stile non è privo di spunti ironici ed umoristici: certe caricature di personaggi ci fanno sorridere, sia pure con un pizzico di amarezza, perché li conosciamo bene, li incontriamo nella vita di tutti i giorni e sappiamo quanto possano nuocere.
Una storia divertente, amara ed istruttiva: anche se, lo confesso, preferisco l’Andrea Vitali del maresciallo Maccadò e delle figurine di Bellano.