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Sorprendente
“Sostiene Pereira” è uno di quei romanzi che ti orbitano intorno, che ti trovi così spesso davanti agli occhi da dire a te stesso che dovresti leggerlo, prima o poi, ma per qualche motivo finisci sempre per rimandare. Ma poi finalmente il momento arriva e, nel caso di Tabucchi, è stato una vera e propria rivelazione.
“Sostiene Pereira” è un romanzo bellissimo, che spicca su tanti altri per diversi motivi. In primis per lo stile che, seppur particolare e non semplicissimo (in certi tratti ricorda un po’ quello di Saramago, soprattutto per la gestione dei dialoghi e la scrittura “corposa”), è molto ben strutturato e si adatta perfettamente alla narrazione, ruotando intorno a Pereira e aiutandoci a percepirne i cambiamenti in maniera sensibile. È oltretutto uno stile che, se letto ad alta voce, si presenta ritmato e musicale, oltre che chiaro; vi consiglio infatti di ascoltare la versione in audiolibro letta da Sergio Rubini, davvero molto bella.
Considerazioni stilistiche a parte, “Sostiene Pereira” è un opera pregna di significato, che porta a riflessioni di diverso genere e inquadra molti dei diversi tipi d’uomo che emergono nel periodo dell’affermazione dei movimenti nazionalisti, poco prima dell’esplosione della catastrofe della Seconda Guerra Mondiale. Tabucchi è molto abile nel delineare tantissimi tipi di personalità proprie dell’epoca, e la sua maestria sta nel farlo anche con delle brevissime apparizioni: basti pensare a personaggi come Padre Antonio, classico appartenente al clero che non condivide le idee del Vaticano ma non osa opporsi all’autorità; il direttore del Lisboa e capo di Pereira, classico galoppino delle alte sfere ormai completamente assoggettato e influenzato dalla violenza dei suoi superiori, senza scrupoli, arrogante. Questi personaggi bucano le pagine e, in fin dei conti, non appaiono che per una o due scene. E se Tabucchi riesce a creare personaggi così interessanti in breve tempo, potrete immaginare quanto siano approfonditi e interessanti i protagonisti, in particolare il dottor Cardoso e Pereira, veri cardini su cui ruota tutta la storia.
Pereira è il prototipo dell’uomo che vive nella propria bolla, che si adagia sulle proprie convinzioni di una vita e non riesce a rendersi conto che il mondo intorno a lui sta cambiando, almeno fino a quando il mondo non lo prende a schiaffi costringendolo a una presa di coscienza, all’emergere prepotente di una delle anime della sua confederazione, che come gli dice il dottor Cardoso, smania per diventare il suo io egemone, la sua personalità portante, contro la quale non può nulla. Deve elaborare il lutto, Pereira, deve lasciarsi il passato alle spalle pur non dimenticando, così da far fronte a un mondo che sta cambiando, in peggio.
Una gradita sorpresa.
“E a quel punto a Pereira venne in mente una frase che gli diceva sempre suo zio, che era un letterato fallito, e la pronunciò. Disse: la filosofia sembra che si occupi solo della verità, ma forse dice solo fantasie, e la letteratura sembra che si occupi solo di fantasie, ma forse dice la verità. Monteiro Rossi sorrise e disse che gli sembrava una bella definizione per le due discipline.”
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Commenti
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davvero in bel romanzo. Mi segno l'altro che hai citato.
sì, veramente un bel romanzo.
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Dalla tua bella recensione e dalla valutazione, vedo quanto abbia apprezzato il libro. Anche per me merita 5***** . Lo considero il testo letterario italiano più bello dell'ultimo mezzo secolo a pari merito con "Nei mari estremi" di Lalla Romano.