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Una piacevole sorpresa
Per molto tempo rimandata per una perplessità aprioristica non so a cosa dovuta (forse troppo successo) ho finalmente e con ritardo deciso di avvicinarmi a “Niente di vero” di Veronica Raimo, vincitore del premio Strega giovani.
Non avevo volutamente letto recensioni quindi non sapevo bene cosa avrei trovato. Devo riconoscere di essere rimasta piacevolmente stupita. La storia è quella di una famiglia fortemente disfunzionale e preda di ossessioni e manie di vario genere da parte dei genitori.
La protagonista cresce quindi con un padre collerico, salutista e ipocondriaco aldilà dell’umanamente concepibile e che impone le sue manie ai figli, costretti a sopportare follie di varia natura. Costruisce continuamente muri fisici in casa ottenendo così microstanze nelle quali non entra neanche una finestra intera, li avvolge di scottex quando si convince che non devono sudare, li costringe a stare con le scarpe di cuoio in spiaggia per evitare che si feriscano ai piedi e altre amenità di varia natura.
La madre, con una forma di depressione che la porta a esternare la sua contrarietà a scelte del marito rimanendo a letto ad ascoltare radio 3, vive nell’adorazione del figlio maschio, considerato il genio della famiglia, costringendo i figli a subire la sua tempesta di messaggi sul cellulare perché se in due ore non riesce ad ottenere una risposta è matematico che sia successo qualcosa di irreparabile e attendendo che la figlia si decida a sfornarle un nipote.
Veronica, bambina, poi ragazza, giovane e adulta, cresce in questo folle ambiente tra mille soprannomi (Oca, è quello paterno), con l’unica abilità stabilita dalla madre di “amare disegnare”. Eppure Veronica sembra subire tutto senza porsi troppe domande pur liberandosi da questi atteggiamenti familiari appena potrà.
Il racconto si sposta avanti e indietro nel tempo senza tuttavia spaesare troppo il lettore. Il linguaggio è sintetico, le parole precise e che non lasciano spazio alle interpretazioni. Lo stile asciutto e fortemente ironico nella sua lucidità, brillante senza mai cedere a un calo di tensione.
Ho riso più volte per le follie raccontante con la massima serietà da chi le ha dovute subire.
I personaggi sono ben descritti e non vengono mai meno a ciò che sono. Lo stile si mantiene sul registro dell’ironia e del disincanto dall’inizio alla fine del racconto.
Non credo sarà un libro che rimarrà nella storia della letteratura, credo però che abbia molte carte da giocare sul registro del comico e valga la pena di essere letto, anche solo per regalarsi qualche ora di intelligente momento di ironia.
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