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Un testamento molto originale
Francesco Muzzopappa, scrittore, copywriter e pubblicista radiofonico, ha pubblicato una dozzina di romanzi, tra i quali questo “Sarò breve” del 2022, l’undicesimo. Confesso che l’autore, a me finora sconosciuto, è stato una gradita sorpresa: uno di quegli autori che inizi a leggere per conoscerne lo stile narrativo e gli argomenti trattati e poi, poco a poco, non ti fermi più, con la curiosità di chi ha trovato un prezioso amico, un personaggio con il quale hai molto in comune nei più disparati momenti della vita. E’ una specie di testamento, consistente in lettere che l’autore invia prima di esalare l’ultimo respiro a parenti, amici o conoscenti che hanno condiviso momenti della sua vita, riflettendo su quanto di positivo ha ricevuto e puntualizzando garbatamente su momenti di disaccordo o incomprensione. Il protagonista si chiama Ennio Rovere, nasce da famiglia poverissima, cresce con la passione per mobili tipo Chippendale, osservati casualmente su una rivista: un colpo di fulmine che segnerà la sua vita e, superando caparbiamente ostacoli d’ogni genere, lo porterà ai massimi livelli come imprenditore, prima nel campo dei mobilifici, poi, con il “maledetto” avvento del “fai da te” (leggi : Ikea), nella riconversione in quello delle casse da morto d’autore. Tutta la sua vita è raccontata in sedici lettere testamentarie, inviate a chi gli ha voluto più o meno bene: sono storie di vita in comune, nelle quali Ennio mette a nudo, con commozione e arguzia, i suoi rapporti con le persone che lo hanno accompagnato nel suo percorso terreno.
La prima lettera è dedicata alla prima moglie, Piera, un amore iniziato bene e finito male, insulti, incomprensioni e lanci di piatti e dischi (anche un 45 giri raro di Julio Iglesias!). E poi una serie di lunghi messaggi alla figlia Greta, una secchiona che riesce a risanargli l’azienda, al genero Andrew, anima semplice e cuore puro, al nipote che sogna di diventare astronauta, a Penelope, passione destinata a naufragare senza un vero perchè, alla seconda moglie, Anita, psicoterapeuta, amore grande e sofferte ingiustificate gelosie, al figlio Vittorio, un ragazzo con un quoziente intellettivo straordinario, alla dolcissima nipotina adottiva Min-so, coreana, a Kate, la figlia avuta da Penelope, comparsa improvvisamente dopo diciotto anni. Non mancano le lettere indirizzate a persone di fiducia: l’insostituibile autista Franco, Pilar, la colf di famiglia, la segretaria Mimma, Lucio, grafico della ditta e responsabile dell’ufficio stampa, i dipendenti tutti e l’ incomparabile dentista di famiglia professor Tomasi. Un affettuoso ricordo pure all’adorato cane Giulio.
Dalla tipologia dei destinatari si capiscono le qualità umane del mittente, un uomo che ricorda i compagni di tutta una vita e lascia a tutti, oltre ad un aiuto sostanzioso, un ricordo indelebile di sé e tanti rimpianti.
Lo stile è garbato, a volte ironico e pungente, per lo più velato da un’intima commozione: scorre sotto gli occhi del lettore l’analisi della vita di un uomo perbene, che tanto ha avuto e tanto ha dato. Lui stesso afferma alla fine: “posso dire di aver avuto una vita meravigliosa, a eccezione di quest’anno in cui sono morto”. Non mancano neppure gli spunti umoristici, disseminati qua e là nel testamento, e gli ultimi desideri: il funerale deve essere “allegro”, la lapide semplice (“ nome, cognome e data di fine spettacolo”) e, colpo di scena, ingegnose le disposizioni finali per una vendetta esemplare contro la famosa catena di magazzini svedesi, che ha fatto “abbassare la saracinesca” a molte aziende del mobile della Brianza. Una vera, inattesa sorpresa che lascio scoprire ai lettori!