Dettagli Recensione
Crisi identitaria
…”Forse non mi piacciono più gli uomini”…
Giulia e un’ affermazione improvvisa, imprevista, interpretabile, che sia amore saffico, sarcasmo, misantropia, disamore per il marito Glauco, sette anni condivisi, una figlia di tre, Alice, un matrimonio che, dopo il suo concepimento, ha dato segni di cedimento.
Parrebbe la fine di un rapporto logoro, Glauco ricorda cio’ che è stato interrotto e disatteso, momenti di una vita che ha respirato gli anni ottanta per spingersi nei due decenni successivi.
Una narrazione personale, famigliare, generazionale, un tempo che prometteva grandezza e si è rivelato un fallimento cancellando il futuro, un protagonista all‘ inseguimento di una passione giovanile alimentata dagli insegnamenti paterni, una laurea in filosofia dirottata sulla cucina allineandosi alla nuova dimensione culturale di fine millennio.
Glauco è stato un trentenne misogino annoiato da se stesso, Giulia un colpo di fulmine chiamato amore, il corteggiamento estenuante fino al cedimento, la convivenza, la nascita di Anita, la depressione post partum, l’ inizio della crisi matrimoniale.
C’è un prima e un dopo Anita, la figlia che lo ha cambiato rendendolo padre, la sua bambina, per la quale esserci, vivere i propri giorni, prima di lei Glauco non ricorda la sua convivenza con Giulia, che sia un segno di disamore?
Scurati e una generazione ( la sua 1969 ) vissuta in un’ epoca di pace, un tempo che all’ inizio degli …” anni ‘80 aveva perso ogni speranza di un prospero avvenire e proprio per questo aveva fatto dell’ ottimismo di facciata la propria bandiera”…. Una vita che non autorizza a niente, …” la celebrità alla portata di tutti”…, accompagnati da…” uno sconforto ozioso “…. Il mito della famiglia e del consumismo si abbracceranno, la convinzione che l’ amore per Giulia avrebbe disinnescato la propria fragilità cambiando la visione del mondo, e così la nascita di Agata, rendendoli migliori.
Niente di ciò se non una coppia scoppiata subito dopo essere stata famiglia, incomprensione, delusione, colpa, il desiderio improbabile di essere a tutti i costi felici, ….” immensamente delusi l’ uno dell’ altra ed entrambi da loro stessi”…. eppure Glauco continua ad amare Giulia.
Stress, fallimento, fragilità, un uomo senza identità, frequentazioni notturne compulsive, sensi di colpa nei confronti della figlia in un decennio, agli albori del ventunesimo secolo, segnato da un evento politico-religioso devastante e da una crisi economica senza precedenti.
Una generazione e una vita affetta da una …” sindrome da passato recente”…, che sembrava migliorare ma che ha subito un’inversione di rotta.
Ai posteri l’ ardua sentenza, cosa ricorderà Agata di Giulio, un uomo inconciliabile nella propria appartenenza di padre e nella propria fedeltà a se’ stesso?
Forse questo ma forse…
….”quando si girerà a guardare il passato troverà il ricordo di un uomo gentile e della sua bambina che siedono fianco a fianco sullo stesso muretto basso, a osservare con la sua presenza un’ opera di demolizione nell’ incantevole spettacolo del mondo. Il resto è strepito sciocco, vanità di vanità, il resto non ci riguarda”….
Scurati scrive un romanzo con richiami autobiografici, piuttosto tortuoso, una lingua che sovente perde di originalità e di essenzialità e si fa contorta, non propriamente poetico anche se aspira a tratti di intimismo nel cuore di un’ epoca edonista, precaria, individualista, la stagione della disillusione in un tempo ansiogeno e senza futuro, dando vita a una crisi famigliare e identitaria in anni in cui fare figli è divenuta un’ eccezione, la scalata sociale una necessità, l’ immaturità un marchio di fabbrica, la disperazione incollata addosso.
Il protagonista galleggia in un limbo di caos fragile, augurandosi di essere un buon padre, naufraga in autolesionistici e infantili flussi erotico-sentimentali figli del fallimento dei propri ideali romantici, corroso dal reale, auspicando, un giorno, la stagione della maturità, più semplicemente una versione di se’ che lasci ai posteri una scia di presenza.