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L'arma dei ricordi
Amalia e Pinuzza, zia e nipote, balia rimasta senza lavoro la prima, quattordicenne disabile la seconda, vivono in una sorta di simbiosi all'interno di una grotta della Montagnazza, un costone di roccia sul litorale siciliano ricco di caverne naturali, che danno rifugio a quella parte di popolazione locale alle prese con una crescente miseria. La monotonia caratterizza la vita delle due donne, ravvivata ogni tanto dalle visite di Carmine, fratello di Amalia e padre di Pinuzza, e degli altri suoi figli, che portano legna e viveri. Da opporre al tedio e alla solitudine, l'amorevole zia ha soltanto un'arma: i ricordi. Si lancia così in un lungo, appassionato, malinconico racconto che fa viaggiare la nipote, e con lei il lettore, nella Sicilia di fine Ottocento. L'argomento di fondo è la sua vita al servizio della famiglia Safamita, dove viene assunta, circa quarant'anni prima, come balia dell'infante Costanza, figlia secondogenita del barone Domenico e di sua moglie Caterina, restando a servizio fino alla morte della sua protetta. Fisicamente diversa dal resto della famiglia, con i suoi capelli rossi, il volto pallido e l'incredibile magrezza, poco amata e considerata dalla madre, adorata dal padre che la preferisce ai figli maschi (in una società maschilista come quella dell'epoca non è cosa da poco) fino al punto da nominarla unica erede del patrimonio famigliare, Costanza è la principale protagonista di questo romanzo di Simonetta Agnello Hornby dal forte carattere storico, che propone un ritratto preciso della società dell'epoca. Partendo dal suo ingresso nel palazzo baronale, proseguendo attraverso le varie tappe della vita della ragazza, fino ad arrivare alla morte di quella che, nel frattempo, sarà diventata la marchesa Patella di Sabbiamena, Amalia si abbandona ai ricordi, edulcorandoli, omettendo qualcosa, rendendoli adatti all'ascolto della nipote troppo ingenua, inesperta, innocente. Ma al lettore il racconto arriva completo, ricco di particolari, come se un'altra voce si aggiungesse alla narrazione per portare alla luce le vergogne, i falli, le ombre del mondo degli adulti che le candide orecchie da ragazzina è meglio non sentano. Le brutture della società patriarcale, l'ipocrisia dei dettami religiosi, le magagne economiche e politiche, le interferenze di una mafia già all'epoca operante in vari settori della società, sono aspetti che caratterizzano una trama che scorre sullo sfondo storico della caduta del Regno delle due Sicilie, del nuovo assetto nazionale, della presa di coscienza del mondo operaio che porta ai primi scioperi, delle prime confische dei beni ecclesiastici. Amori e tradimenti, rivalità e invidie, paure e audacie, rendono accattivante un racconto valorizzato dalla bellezza dello stile, dalla forza dei sentimenti, dalle minuzie descrittive, sulla falsa riga de Il gattopardo di Tomasi di Lampedusa e de I viceré di De Roberto.
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