Dettagli Recensione
La vita non intima…..
Premessa. Il commento contempla una prima parte che include la sintesi del romanzo cercando di non spoilerare, una seconda ne individua i temi dominanti, una terza che è un parere complessivo sull’ opera. Le tre parti non sono connesse ne’ consequenziali anche se trattano il medesimo testo e la lettura della prima potrebbe lasciare intendere una valutazione diversa. Ma qui ci troviamo di fronte a un dilemma, e soprattutto a un parere personale, quindi fallace, cercando di comprendere perché il romanzo è stato accolto con entusiasmo e viceversa perché potrebbe non piacere.
….”Le storie, quelle importanti, quelle che cambiano i destini, sono fiumi impetuosi, difficili da imbrigliare. E a ma piace che questa storia inizi così, con un urlo di dolore”….
Il ritorno di Niccolò Ammaniti attraversa una settimana della vita di Maria Cristina Palma, detta Maria Tristina, con incursioni in un futuro prossimo, ex atleta, ex modella di lingerie, vedova di uno scrittore famoso, raffinata ed elegante quarantaduenne con un corpo eccezionale, attualmente moglie del presidente del consiglio Domenico Mascagni, considerata da uno studio di un’università americana la donna più bella del mondo.
Una protagonista esposta quotidianamente all’ ondivago flusso mediatico della popolarità, il privato prigioniero del pubblico, una netta separazione tra ciò che è ciò che avrebbe voluto essere, inzuppata di verosimiglianza, vestita di niente, sovente poco vestita, trasformata e frastornata da un mondo che vive di pancia, superficie, pettegolezzi, ipercriticita’, esposta a un’ onda mediatica realmente irreale.
Il solito dilemma, essere o apparire, traumi infantili trascinati e tralasciati, tuttora vividi ( la prematura e dolorosissima scomparsa dell ‘ amato fratello Alessio in un incidente subacqueo in Grecia, il precoce sgretolamento famigliare dopo la morte per malattia della madre quando Maria Cristina era dodicenne ), un’ infanzia trascorsa con i nonni, la feroce e ansiogena ricerca di un riscatto personale e sociale, un amore, forse l’ unico, precocemente spezzato, il matrimonio perfetto con il Mascagni, potere e denaro, una vita divisa tra privilegio e tragedia, corredata da un’ infinita lista di sciagure.
Chi è realmente Maria Cristina, un semplice oggetto dei desideri, la bellissima e silente moglie del premier, una donna frivola disposta a tutto pur di arrivare, un orpello senza talento da esibire o una persona fragile e irrisolta, che ha sofferto sin da bambina, che nasconde profondità, che vorrebbe essere amata e vivere intensamente i propri giorni?
Difficile dirlo quando le circostanze inducono a una vita di apparenza e di stereotipi, siamo quello che gli altri vogliono, credono, desiderano, invidiano, recitiamo una parte che ben ci si adatta, c’è qualcuno che pensa per noi, ci dosa le parole, ci sceglie gli abiti, ci ha sottratto la speranza, ci siamo arresi alle circostanze, siamo soli.
Quando uno spezzone di passato improvvisamente ritorna per assumere le sembianze di un incubo, inconsapevole, casuale, disinteressato, viceversa architettato ad arte o con secondi fini, il nostro mondo rischia di spezzarsi e perdere i pochi affetti reali, anche se c’è qualcuno che continua ad amarci.
E’ allora che costruiamo tutt’ altra storia, una trama terribile, impossibile, ugualmente fragile, sospettando l’ inverosimile, imbrigliati in un labirinto di non senso, congetture e ipotesi da verificare.
È allora che si risveglia una coscienza dormiente, soverchiati dai sensi di colpa, dai traumi irrisolti, scoperchiando il vero senso del vivere, nudi di fronte a uno specchio di menzogne e paura.
È allora che possiamo decidere, continuare la recita o riappropriarci di noi, aspirare al quieto vivere o alla vita vera, sacrificare una parte di se’, riabbracciare il passato per un presente e un futuro diversi.
Una trama che pare colmarsi di significati e di profondità, essere e apparire, pubblico e privato, verità e menzogna, immoralità e coscienza, egocentrismo e senso famigliare, opportunismo e senso dell’ amicizia, amore e indifferenza, uno spaccato torbido della contemporaneità nelle misteriose assenze-presenze di una donna sola nel cuore di una società mutevole e mutante, pochi gli affetti sinceri, esposta alla cinica e algoritmica formula di potere e denaro, alla violenza dei social, alla patinata società della Roma bene.
Una vita sterile indirizzata a un nulla di fatto ma ancora pervasa da un senso di onestà intellettuale , dal risveglio della coscienza, dal desiderio di sentirsi donna, essere umano, non un semplice e freddo oggetto da esposizione.
Purtroppo l’ essenza irrisolvibile del romanzo esplode in tutta la sua pochezza, profondità solo accennate, una totale assenza di forma e contenuti, quasi che l’ autore che ricordavamo si fosse perso e scordato di se’. Il linguaggio è banalmente scorrevole perché naviga sempre in superficie, inzuppato di cliché, ripetizioni, stereotipi, volgarità, poche invenzioni, scarsa ironia, citazioni sterili e pressappochismo, uno sgradevole miscuglio di ingredienti scadenti e male assortiti.
….Maria Cristina è ruzzolata giù per la scala evolutiva ben oltre i vertebrati e i molluschi, lì dove il pensiero latita e si è trasformata in una spugna pregna di alcool…
…Il passato te lo puoi pure scordare ma lui non si scorda di te…
…Mi ero preso una cotta esagerata, ho faticato a dimenticarti. Ti avevo puntato dal primo giorno….
… A te ti spezzano come un grissino, a me mi muoiono dentro...
…È giunta a un’ età in cui senza trucco si sente disarmata...
..Tutto la fa vibrare come una ragazzina al primo appuntamento...
…Devo riconoscere che negli anni sei diventata più intensa….
..Il dolore dell’ esistenza di Maria Cristina è ciclico, scompare per consunzione e si rinnova come un bulbo a primavera…
….Un righello che al posto dei centimetri ha i defunti...
…La perseguita un malessere toppo banale e troppo complesso da esprimere...
…Tu sei pazza, sei uno schianto, fai palestra tutti i giorni, sei una figa spaziale….
I personaggi paiono la parodia di una parodia tanto sono inverosimili, la protagonista include mille forme di se’, nessuna credibile e vera.
La trama è una fiaba un po’ horror e nauseante a lieto fine, con tutti i connotati della commediola romantica, quando cerca di spingersi oltre si copre di sgradevolezza, invischiata nel proprio articolato non essere, abbandonando il lettore a un senso di vuoto e di indifferenza. Rarissimi gli spunti di interesse ( qualche sprazzo descrittivo), assente l’ ironia, l’ intimismo auspicato mai pervenuto.
Difficile districarsi tra le pagine, spingersi oltre, ricercare significati, un’ inversione di rotta, laddove il deludente sconfina nell’ imbarazzante, di certo il titolo andrebbe riformulato in “ La vita non intima “….
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