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Padre e figlio
«Sono diventato lui, quando rovistava per indagarmi. […] Sono immobile. Dagli occhi il bruciore scende nell’esofago e ai polmoni.»
Avvicinarsi a un titolo quale “Avere tutto” di Marco Missiroli significa avvicinarsi a uno scritto non immediato. Se ci si aspetta, cioè, una lettura che sopraggiunga sul momento e che resti sin dal principio, il titolo potrebbe deludere perché il suo essere si basa su una essenza intrinseca che si sviluppa poco alla volta e che porta il lettore a interrogarsi sul vivere e sulle ferite della vita, ferite che non sempre sono in grado di guarire e che per questo possono poi ripercuotersi su altri per effetto di una mancata cicatrizzazione.
L’opera ha un incedere in crescendo. Parte con un ritmo più lento, sembra non voler portare in alcun luogo, si sposta poi in un accelerando, poi in un rallentando ed ancora in un accelerando. I ricordi si fondono con il presente, si fa fatica a immaginare un futuro. Nando Pagliarani, vedovo di Caterina, è vittima “del fallimento della vita”. Ancora, è gravemente malato. Sandro, il figlio, riminese trapiantato in quel del milanese, è affetto da “sindrome del gioco d’azzardo”. Un male che si spiega e non si spiega ma che lo piega. Diversi ma eguali, padre e figlio. Fatti di silenzi, parole non dette, pugni fuori, sigarette fumate masticando gomme americane. Ed ancora silenzi in quel che è un legame imperfetto, frammentato, fatto di granelli di vita che si sono scomposti in un tempo dilatato per poi rincorrersi e rincorrere quelle domande a cui dare risposta in un tempo che adesso è diventato limitato. Scandito. Battuto. Circoscritto.
«Densi stasera. La concentrazione di più vita possibile nel tempo minore possibile.»
Questa densità del romanzo ne rende inconciliabile l’immediatezza, porta a interrogarsi ma può anche sfiancare. Le parole sono frammentate e frammentarie, volutamente caratterizzate in dialoghi ridotti al minimo e pensieri che vi si sostituiscono insieme ai ricordi, all’oggi. Riecheggiano nella mente del lettore che li immagina, che li delinea. Non vi sono particolari perché i particolari sono lasciati alla trama e alla curiosità che ne emerge. Ne emergono ancora i tratti più bui, più difficili e oscuri dell’anima. Ma ci si può salvare? Si può, semplicemente, essere salvati?
Un libro che o si ama, o si odia. O trattiene o respinge. Senza vie di mezzo. Con un suo potenziale, con un suo essere riuscito, con un suo non essere riuscito.
«Vivere secondo la matematica della vincita e della perdita: tutto è addizione o sottrazione. Abbuffate e digiuni.
Perché tutto, è avere cosa? O è avere niente? Tutto è languore. E perdono.»
Indicazioni utili
- sì
- no