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Tasmania
 
Tasmania 2023-01-21 14:09:09 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    21 Gennaio, 2023
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La Tasmania come salvezza futura

«Quando un corpo oltrepassa l’orizzonte degli eventi, quel corpo scompare, non se ne sa più niente, e tutto quello che gli accade in seguito è un mistero inaccessibile. Quel corpo potrebbe trovarsi dall’altra parte dell’orizzonte deformato o smembrato, oppure trasformato in qualcos’altro, magari in pura luce.»

Parlare di “Tasmania” di Paolo Giordano significa prima di tutto fare un viaggio all’interno della mente del narratore stesso perché l’opera di cui si va trattando è un componimento che è a metà tra il saggio e l’autobiografia. L’autore parte da se stesso e dal suo vivere, più precisamente da un momento complesso della sua vita, un momento che lo vede non poter diventare padre. Da qui si sposta e il focus si converte su una prospettiva diametralmente diversa perché dalla ricerca del sé l’attenzione viene focalizzata sull’ambiente circostante, su quel che è stato e sul quel che sarà, sulla più grande paura del nostro tempo; la bomba atomica. Giordano, in particolare, inizia a narrare della sua Lorenza e del suo rapporto con questa donna più grande di lui e con già un figlio al seguito. Ciò nella realtà riporta, sempre tra assonanze tra il vero e non vero, alla vita di Giordano legato sentimentalmente a Raffaella Lops, incontrata tra il 2006/2007 alla scuola Holden di Torino e di poi sua agente, editor e moglie e anche in questo caso più grande di lui. Il confine tra verità e finzione è sottile ma capace di far riflettere chi legge. Partendo da questa prospettiva coniugale, che incrina il legame tra il duo, Giordano si sposta in Francia, incontra Novelli e da qui si sofferma sul tema climatico. Osserva le conseguenze delle nostre azioni tra lo ieri e l’oggi, si propone di guardare al futuro e di interrogarsi su quel che sono gli scenari più prospettabili laddove le conseguenze non siano arginate, ed ancora, torna indietro. Torna agli anni di Hiroshima e Nagasaki, torna a Fermi, a Marie Curie, torna ai grandi della Storia che hanno costruito la bomba atomica con il pensiero che sì, l’arma sarebbe esistita, ma probabilmente mai utilizzata. Torna agli anni delle radiazioni, ascolta e si interroga su quelle che sono le introspezioni ed anche le testimonianze dei superstiti. Il tutto suddividendo l’opera di due parti, ciascuna portatrice di un diverso timore e intrisa di quella che è la più pura e semplice fragilità dell’uomo.

«Gli ho chiesto in che senso occuparsi di buchi neri non gli facesse bene e lui, nel rispondere, ha evitato attentamente di incrociare il mio sguardo: Secondo lei, prof, è possibile che una materia di studio prenda il sopravvento su di te?»

Tante le voci narranti che si affiancano a Paolo nella narrazione. Da Lorenza, la moglie che gli porta in eredità Eugenio e che sarà colei che sempre gli starà accanto anche nei momenti di silenzio, anche durante le incomprensioni, anche quando lui dovrà subire un’operazione, essendo questa una figura forte anche nelle proprie paure, a Novelli, radiato dall’Università di fisica per le sue lotte di parità di genere e amante delle nuvole, a Giulio, amico del cuore che vive a Parigi e con un rapporto turbolento con la ex moglie e un figlio piccolo, Adriano, altrettanto problematico perché destinatario dei litigi dei genitori, a Curzia, giornalista conosciuta in un’occasione alternativa con Novelli con cui ha un rapporto altalenante ma che anche lo invidia per la posizione che lo scrittore ricopre, a Christian e ai suoi rami. In quest’ultima figura è racchiusa una delle personalità più interessante del componimento, un giovane uomo che si propone al vivere con tutte le sue paure, insicurezze e timori.
Pensieri e vite che si incontrano tra loro ma che non offuscano mai il pensiero della bomba che sempre ricompare prepotentemente nel pensiero di Giordano. Non a caso l’opera così viene a concludersi, con Paolo che si trova in Giappone con Giulio proprio nei giorni della commemorazione annuale del lancio delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Un ricordare che porta alla conclusione per la quale “scrivo di ogni cosa che mi ha fatto piangere”.
Cos’è davvero la Tasmania? Si tratta di un’isola sita a Sud dell’Australia in uno Stato democratico, con riserve d’acqua dolce e che non ospita predatori. Perché ci sarà da difendersi e quello è un luogo che è “facile” da difendere. E quale miglior luogo ove rifugiarsi e sperare di vivere e sopravvivere in caso di catastrofe nucleare?
Giordano ha scritto un romanzo/saggio stratificato ma non per tutti. Molto è dato da un pensiero che scorre, un flusso di coscienza senza sosta che trattiene ma al contempo allontana. L’opera si apre su riflessioni molteplici che vanno dalla Storia, agli errori compiuti, all’io, alla ricerca del proprio posto in un mondo che sembra essere ormai in dirittura d’arrivo per l’autodistruzione, alle problematiche climatiche, alle radiazioni, a una apocalisse nucleare, alla fisica teorica e così facendo si erge a saggio/romanzo che tratta delle paure del nostro secolo e in particolare sulle bombe atomiche a cui forse riuscire a fuggire rifugiandosi su un’isola irraggiungibile ma forse unica salvezza. Esiste un futuro? Come attenderlo? Cosa aspettarci? A cosa affidarci? L’uomo sarà sufficientemente saggio?

«Nella trasparenza del vetro ho visto la camera di Christian, ho visto le radici dell’ailanto insinuarsi da sotto il pavimento, rompere le piastrelle con i loro nodi in più punti; ho visto i germogli sbocciare e allungarsi, diventare giunchi elastici, poi bucare il materasso e indurirsi sempre di più mentre il letto si riempiva di foglie. Adesso la vegetazione copriva anche le pareti e il soffitto, la stanza era ormai una foresta, le fronde erano scosse ritmicamente dalla musica che saliva dal Mirò, e Christian si trovava lì in mezzo, imprigionato dai rami, dalle specie invasive, dai pensieri invasivi. Non c’era modo di diserbare ormai, poteva solo sradicare. L’ho visto afferrare il primo oggetto a portata, una forchetta lasciata lì accanto, e difendersi con quella. È possibile, prof? […] Secondo lei, prof, è possibile che una materia di studio prenda il sopravvento su di te?»

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Commenti

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Maria, la tua recensione è interessante eh è uno dei pochi interventi che non stroncano il libro. Questo libro un po' m'incuriosisce.
In risposta ad un precedente commento
Mian88
23 Gennaio, 2023
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Te ne ringrazio, Emilio. Chissà se in futuro lo leggerai?
E' possibile.
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