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Tentativo fallito
Ho approcciato questa lettura scegliendo tra i dodici finalisti candidati al Premio Strega, anche nell'estremo tentativo di sciogliere il pregiudizio sul contemporaneo italiano. Non sono riuscita ad apprezzare il lavoro dell'autrice, sebbene a tratti mi abbia divertito, soprattutto all'inizio, quando con tono scanzonato propone la sua bizzarra famiglia, indugiando spesso sul suo essere bambina, particolare e diversa rispetto alle altre. Mi ha poi stancato questo tono comico e man mano che la bimba si è fatta adolescente, arrivando poi allo stadio di donna, la lontananza si è fatta incolmabile. Ha contribuito sicuramente la dichiarazione di poetica - in fondo già presente nel titolo che si riferisce a Vero quale diminutivo di Veronica e sinonimo di verità - consistente nel confondere il lettore preavvisandolo che quanto raccontato forse oscilla tra il piano della realtà e quello della finzione, unita a un universo di esperienze che mi sono sembrate lo specchio di un essere irrisolti che non ha nulla di poetico ma solo il retrogusto tragico di un fallimento generazionale.
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Purtroppo sono d'accordo con Giulio sugli scrittori italiani contemporanei.
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