Dettagli Recensione
Top 50 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Mai una gioia
Marco riceve in dono il suo soprannome: colibrì, dalla madre. Un ritardo della crescita lo accompagna fino all'adolescenza, quando una miracolosa cura sperimentale gli fa recuperare in pochi mesi i centimetri in meno che ha rispetto ai suoi coetanei. La mamma per nulla preoccupata da quello sviluppo lento lo paragona a un uccellino che secondo lei ha in comune con il figlio piccole dimensioni associate a una bellezza fisica fuori dal comune e a un agilità, sia fisica che mentale, straordinarie. In effetti di quell'agilità dovrà fare ampio uso per incassare i numerosi colpi che la vita gli infligge. Uno dietro l'altro senza neppure lasciargli il tempo di riprendere il fiato tra l'uno e l'altro. Forse un po' troppe disgrazie per un solo uomo? A mio avviso sì. Però in questo romanzo che io ho letto come un elogio alla capacità di resistere e di andare avanti, probabilmente ci sta tutto. Non mi è piaciuta un granché la scelta di raccontare la storia spezzettandola in tanti frammenti che ci sono forniti in modo quasi casuale. Salti temporali, personaggi che appaiono all'improvviso e dei quali capiamo il senso solo diverse decine di pagine dopo. Storie solo abbozzate e completate in seguito, oppure che diventano chiare solo quando si incastrano con un altro pezzo del puzzle. Infine parti raccontate alternate a frammenti di lettere e a conversazioni telefoniche messe lì senza nessuna ulteriore spiegazione. Per chi ama i racconti lineari e semplici decisamente questa lettura è impegnativa.