Dettagli Recensione
Top 50 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Una firma che può valere un tesoro.
Augusto Prinivelli è il protagonista di questo nuovo romanzo di Andrea Vitali. E’ un bravo giovane, di bell’aspetto, perito industriale, orfano di entrambi i genitori, e vive a Bellano, allevato da Tripolina, una vecchia zia un pò svanita, proprietaria di un caseggiato fatiscente: un bar a piano terra e cinque inquilini il cui affitto, riscosso puntualmente dall’Augusto alla fine di ogni mese, permette alla zietta di vivere dignitosamente. Augusto, 25 anni, lavora a Lecco presso la ditta di minuterie metalliche di un burbero Bazzi Vinicio, padre di Birce: costei, ragazza dai modi spicci, già fidanzata due volte, belloccia ma dotata di un naso non proprio diritto con narici ben evidenti (due “canne fumarie”!), circuisce il mite Augusto, per sposarselo e sistemarsi definitivamente. Così avviene ed ecco porsi il problema della “firmetta” del titolo: la famiglia Bazzi, pratica e astuta, preme perché Tripolina firmi un atto di vendita del palazzo al nipote, in modo da acquisirlo per abbatterlo, costruire un nuovo insediamento e fare soldi. Quando la zietta decide di entrare in un ricovero diretto da suore e firmare la cessione del caseggiato alle religiose, la famiglia, in preda al panico, assilla in tutti i modi il povero Augusto per far cambiare la decisione a Tripolina. I tempi stringono, le mosse vanno accelerate, l’Augusto deve convincere la zia ma… La conclusione è del tutto inattesa: certamente vantaggiosa per la famiglia Bazzi, ma a quale prezzo!
Il romanzo, come del resto gli altri di Andrea Vitali, si legge piacevolmente. I personaggi sono tanti, ognuno ben caratterizzato e con certe sue peculiarità. Impareggiabile la descrizione, famiglia per famiglia, degli inquilini di Tripolina: Benassi Gastone, sarto con consorte timorata di Dio e figlio sacerdote, Corti Sigismondo, messo comunale con figlia sempre al cesso, Middia Salvatore, manovale, appassionato di fritture, Cremia Osvaldo, operaio, sindacalista a modo suo, sciupa femmine con figlio deficiente, Perbuini Lisetta, amante di gatti randagi e povera in canna, che morirà improvvisamente e sarà rimpiazzata nel suo trilocale da una soda e prosperosa profumiera, Gemma Imperati. La quale Gemma si meriterà una parte non secondaria nel fluire degli avvenimenti.
Avvenimenti suddivisi come al solito in capitoli di lunghezza difforme (non ne ho mai capito il perché): alcuni brevissimi, di poco più di una pagina, altri più corposi, altri ancora suddivisi in più sottocapitoli. Osservazione curiosa a parte, la scrittura è ricca di espressioni gergali, sfumature ironiche, voci dialettali e stili espressivi colloquiali che arricchiscono il contenuto narrativo rendendo quasi il lettore partecipe della storia e delle emozioni che suscita. Storia popolare, dei primi anni del dopoguerra, ma con personaggi sempre vivi ed attuali. Personaggi dai nomi improbabili, come sempre nei romanzi di Vitali; questa volta non citerò i nomi più curiosi, ma tre soprannomi azzeccati: la “Sgangherata” (Mingazzi Avalena, segretaria di Bazzi Vinicio, per il suo modo di fare scomposto e inopportuno), la “Gnagnolina” (l’edicolante di Bellano, per il suo modo strano di parlare) e “Sapienza Domestica” (Bazzi Voluina, moglie di Vinicio, dispensatrice di consigli e vigilatrice del focolare domestico).
Il romanzo costituisce, come quasi tutti quelli di Andrea Vitali, una lettura d’evasione, piacevole e rilassante, ed insegna anche che la vita, tutto sommato, vale la pena di essere vissuta.
Indicazioni utili
Commenti
1 risultati - visualizzati 1 - 1 |
Ordina
|
1 risultati - visualizzati 1 - 1 |