Dettagli Recensione
Il tutto e il niente
Il nuovo romanzo di Marco Missiroli si propone di raccontare una storia dal sapore amaro e struggente, una storia di fragilità umana, di caduta e di perdita di controllo.
Un menage familiare di superficie che scorre tranquillo ha solcato il mare dell'intera esistenza di una coppia e dell'unico figlio, eppure il demone del gioco d'azzardo è entrato tra le mura di casa, dapprima in sordina per poi radicarsi come erba infestante.
La vita scorre con i suoi riti e ritmi in una città di provincia, tra consuetudini, conoscenze e chiacchiericcio.
Rimini con il suo velo nebbioso autunnale che cala come un sipario dopo la stagione estiva, due volti che si alternano, luce e grigiore, aggregazione e solitudine.
Milano la grande città verso cui evadere per consolidare una posizione professionale e gettare le basi per un nuovo percorso di vita.
“Avere tutto” nel suo titolo emblematico vuole essere la storia di un padre e la storia di un figlio. Stati d'animo inespressi, verità taciute, silenzi tra le mura di casa, maschere da indossare per celare il buio dell'anima.
Due protagonisti perfettamente delineati nella loro debolezza ma al contempo nella loro pertinace ricerca di riscatto. Due uomini fatti di zone di luce e zone d'ombra, affini e diversi, complicati nella loro apparente semplicità.
L'autore ritorna al suo stile asciutto, dove la sintesi è tagliente e affilata, i flashback portano avanti e indietro il flusso temporale come a seguire l'irrequietezza del pensiero e l'indomabilità dei ricordi, che si affastellano numerosi, teneri e dolorosi insieme.
Non ci si propone un costrutto narrativo che vada a sviscerare le cause che hanno portato un giovane uomo ad entrare nella palude del gioco, ma con rapidità e precisione si fotografano immagini delle disfatte e degli sprazzi di speranza, delle piccole gioie quotidiane e delle bugie.
Una storia dagli esiti aperti, né condanna né assoluzione.
Emozionale, essenziale, intimistico.