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La vita scorre come un respiro
Un corpo appesantito dall'età, lunghi capelli tinti di biondo, un trucco incerto, un volto segnato dalle rughe ornato di un bellissimo paio di orecchini antichi. Così la sconosciuta Elsa si presenta alla porta della casa di Giovanna e Sergio. Due occhi magnetici color smeraldo, un pacco di lettere che spunta dalla borsa, l'espressione di chi ha vissuto una vita fin troppo piena che sembra ormai giunta al termine. Per la giovane coppia, in preda ai preparativi per il solito, piacevole pranzo domenicale con gli amici di una vita, la visita inaspettata rappresenta un seccante contrattempo. Eppure, un po' per buona educazione, un po' per curiosità, un po' per una sorta di inspiegabile empatia, accontentano l'anziana donna che non chiede altro se non visitare quella che, a suo dire, era la sua vecchia casa. Una volta varcata la soglia, Elsa darà inizio ad un incredibile viaggio nel passato che sconvolgerà non solo la giornata, ma l'intera vita dell'allegra comitiva che si apprestava a trascorrere una giornata come tante, per ritrovarsi invece catapultata in una storia in cui amore e odio, amicizia e rivalità, morte e vita duellano a colpi di lacrime, ricordi e vecchie lettere mai lette, in un viaggio che parte da Viterbo, passa da Roma, Venezia, Istanbul, per finire lì, in quella casa nel quartiere Testaccio che si anima di fantasmi, sentimenti forti, ineluttabile malinconia. "Poco importa: la vita scorre come un respiro. E dentro ci lascia la nostalgia per ciò che avremmo potuto fare e la consapevolezza di ciò che siamo diventate." Immergersi nelle pagine di questo libro di Ferzan Ozpetek ha esattamente lo stesso effetto del farsi trasportare dalle sue pellicole, tanto spiccato appare il taglio cinematografico dell'opera, che si avvicina ai film dell'autore per lo stesso delicato modo di raccontare, per la stessa capacità di trasmettere emozioni e per il genere di temi trattati. Lo stile è semplice, l'incedere è scorrevole, i personaggi sono delineati con pochi ma decisivi dettagli. Si parte da una giornata qualunque, in un luogo qualunque, tra gente comune che vive una vita normale, fatta di abitudini quotidiane, sentimenti altalenanti, piccoli peccati, strani segreti, per ritrovarsi coinvolti in una faida familiare che tiene due sorelle, un tempo inseparabili, lontane ormai da troppi anni, in una fuga disperata che vorrebbe essere espiazione, in un percorso personale che porta dalla colpa al pentimento senza, purtroppo, culminare nel perdono. "Mi fece tenerezza. La sentii di nuovo vicina, come quando eravamo piccole e fantasticavamo sulle nostre vite future, nascoste tra le foglie di un cespuglio che ci sembrava vasto come una foresta. D’impulso le presi una mano e gliela strinsi tra le mie, ma lei non reagì. Fu come toccare un pezzo di marmo, freddo, duro e scivoloso. Mentre ci avviavamo verso casa mi chiesi chi fosse davvero quella ragazza che mi camminava accanto." Alternando il racconto del presente in terza persona a quello del passato, affidato invece alle lettere scritte da Elsa e alle parole della sorella Adele, Ozpetek crea un alone di mistero che si dirada soltanto nel colpo di scena che porta verso un finale aperto, riuscendo a rendere interessante una storia di rivalità amorosa come tante proprio grazie al particolare escamotage narrativo. Un bel libro che, visto il nome dell'autore, non può che apparire come un'ottima sceneggiatura per un film, e chissà che Ozpetek non decida di trasportare sul grande schermo le emozioni che è riuscito a creare su carta. "Adele tace. I suoi occhi si sono induriti. Il passato è tornato a chiederle conto delle sue ferite, ma in quello sguardo c’è tutta la determinazione di chi non dimentica né perdona."