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LA VOCE DEL SILENZIO
Questo romanzo per certi versi ricorda una rappresentazione teatrale. Ogni capitolo si apre al centro di una scena, poi si muove sullo sfondo, illumina i contorni, svela i punti oscuri. Il quadro finale è un palcoscenico caotico e rarefatto, in cui una moltitudine di personaggi, tra vicissitudini e ricordi, si muovono sugli alterni piani del passato e del presente e cercano di colmare i vuoti delle dimenticanze e le censure dei silenzi.
Il registro linguistico di Maraini è articolato, talora difficile da seguire. Alterna uno stile arcaico, dialettale, a misura del tempo e dei luoghi e che ben aderisce ai personaggi, a una prosa elegiaca e un po’ scompaginata che dà voce al flusso di pensieri intrappolati dentro la bocca “mutola” di Marianna.
Le figure che ruotano attorno alla protagonista sono presenze antitetiche: spettrali, esangui, le donne, coriacei, voluttuosi, gli uomini. Tra questi, spicca il conte Giacomo Camaleo, personaggio di secondo piano, ma di primissima levatura. A lui si deve uno dei passi più belli: l'epistola che accompagna il romanzo sul finale.
Ciò che comunque accomuna tutti è il senso stoico con il quale si affronta un destino segnato. Talvolta un rigurgito di pazzia, un ribollio di sangue scompiglia le carte e sovverte la sorte, ma poi questa interviene e punisce e rimette tutto in ordine. È così per il marito-zio Pietro e ancora per la domestica Fila.
Marianna invece si ribella a modo suo. Opponendo un ferreo mutismo, segna la linea di confine tra sé e il resto del mondo con cui pure continua a interagire, senza esserne però permeata. Trincerata dietro una corazza di silenzio, viola i pensieri degli altri ma non lascia trasparire i suoi, si fa possedere dal marito-zio ma non dominare, si abbandona al desiderio di Saro ma è sempre lei a condurre il gioco. Persino il tempo non sembra scalfirla: gli altri invecchiano, lei no.
In tal senso la sua è una figura centrale, ma altresì una presenza fuoricampo, una sorta di coautrice che osserva, determina, racconta, frapponendosi tra le parole inchiodate sulla carta e i pensieri sospesi nell’aria.
E se pure, in mezzo a tutto questo rimestio di pensieri e parole, ogni tanto ci si perde, poco importa, poiché, più che la comprensione, rileva la magia, l’incanto per questo affresco di storia familiare lirico e crudele.
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