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Il potere dentro di noi
Nel campo astronomico una “nova” è un'esplosione improvvisa che si genera sulla superficie di una stella.
Fabio Bacà utilizza questo termine come titolo del suo romanzo per definire in maniera sincretica la manifestazione della violenza nell'individuo.
Un viaggio faticoso e senza pretesa di esaustività quello che lo scrittore intraprende, volto all'analisi delle diverse e antitetiche componenti umane ossia l'autocontrollo e la sua frattura che sfocia in azioni violente e brutali.
Il protagonista è uno stimato professionista in campo medico ed il cervello è l'oggetto della propria attività quotidiana, operando nell'ambito della neurochirurgia. Un uomo dedito al proprio lavoro e alla famiglia, finchè alcuni eventi esterni vengono a spezzare la consueta routine e a sovvertire modus di pensare e di agire.
Parte da qui la narrazione il cui costrutto mette in evidenza la dicotomia tra la perfezione meccanica del cervello come organo ed il lato oscuro che si annida all'interno di esso e che nessun addetto ai lavori può conoscere e saper gestire.
Ci sono situazioni nella vita di chiunque che costituiscono banco di prova, che fanno venire meno i freni che la parte razionale pone ai comportamenti; ci sono situazioni accidentali che portano alla scoperta di reazioni non conosciute, azioni che svalicano nella perdita del controllo.
Che cosa è il controllo della propria mente e del corpo? Da cosa nasce e come si consolida nella vita quotidiana dell'individuo? E' corretto che la vita sia sempre e solo dominata dal controllo?
Ci sono eventi in cui è eticamente corretto prendere una posizione e demolire il muro dell'autocontrollo per irrompere nel mondo della violenza?
Il vivere civile contempla la condanna della violenza, quindi la completa inibizione a qualsiasi pulsione che possa sfociare in gesti aggressivi. Eppure è interessante soffermarsi su casistiche seppur estreme per affrontare un viaggio nell'oscurità del pensiero umano.
Tanto si prefigge Bacà con un romanzo di cui si percepisce la lunga gestazione per addentrarsi nell'universo caleidoscopico dell'agire e del pensare umano.
Il finale piuttosto aperto e la non risoluzione delle tematiche trattate costituiscono la visione dell'autore e sono l'epilogo più realistico ed onesto che vi possa essere.
Il tema dell'esplosione dell'individuo e della rottura del guscio della “normalità” non è un'equazione matematica, non è scientificamente tracciata, è oscurità, è stratificazione, è nebulosa, è insondabile.
In un panorama letterario che ci mostra sempre più disinteresse per il vocabolo, per la ricerca espressiva, poter leggere un autore che sceglie consapevolmente uno stile di scrittura ricercato ed erudito e che si compiace nell'utilizzo di termini che giacciono ormai solo nelle pagine polverose dei vocabolari, è piacevole, stuzzicante, prezioso per i cultori della lingua italiana.
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