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Disordine controllato
Ho affrontato la lettura di questo romanzo di Italo Calvino in una sola giornata e, benchè nel corso della lettura le emozioni da me provate siano state contrastanti, una volta chiuso il libro mi sono ritenuto complessivamente soddisfatto.
Alcuni cenni sulla trama sono già stati riportati in altre recensioni, pertanto li tralascio onde evitare di ripetere quanto è già stato scritto.
Ho deciso di leggere Il castello dei destini incrociati perchè lo spunto mi sembrava parecchio intrigante e, conoscendo Calvino, mi sarei aspettato un capolavoro che mi avrebbe lasciato a bocca aperta. Un po' a malincuore, tuttavia, devo dire che, pur avendolo apprezzato, non mi ha restituito le emozioni di altre opere più conosciute dello stesso autore.
Il primo capitolo del primo testo (ossia, quello pubblicato originariamente nel 1969 e che reca il titolo dell'intero volume) mi è piaciuto moltissimo. Seppur breve, in esso Calvino tratteggia un quadretto piacevolissimo e che invoglia a proseguire la lettura e a cominciare questo viaggio nel mondo dei tarocchi. Ho trovato godibili le varie storie proposte, seppure nessuna di esse mi abbia fatto gridare al miracolo, ma, soprattutto nell'ultimo capitolo ("Tutte le altre storie"), l'intreccio studiato da Calvino a volte mi ha fatto perdere il filo del discorso e mi ha un po' scombussolato. Certo, nulla è lasciato al caso e tutto, se analizzato con calma, trova la sua giusta conclusione (non a caso la recensione si chiama "disordine controllato"), ma alcuni passaggi non sono piacevolissimi e lasciano l'amaro in bocca.
Intendiamoci, non che non mi sia piaciuto, ma si arriva all'ultima pagina con la sensazione che ci sia qualcosa di acerbo e non perfettamente oliato.
Il secondo testo proposto, ovvero "La taverna dei destini incrociati", comincia delineando una situazione meno particolareggiata e a tratti senza grossi elementi di novità rispetto alla precedente, ma comunque ricca di potenziale.
Anche qui, ho trovato piacevoli i racconti proposti (ad esempio, considero molto riuscito "Storia della foresta che si vendica"), ma arrivando verso la fine, il rischio è quello di perdere un po' dell'entusiasmo iniziale della lettura per via delle vicende che si mescolano, a volte lasciando un po' spiazzato il lettore. In questo senso, non ho apprezzato molto il capitolo "Anch'io cerco di dire la mia" (penultimo), e mi ha un po' stancato l'ultimo, "Tre storie di folla e distruzione".
Come scrivevo all'inizio, la lettura di questo libro è comunque stata senz'altro piacevole e difatti lo consiglio (magari a chi ha già letto qualcosa di Calvino...se lo si leggesse come prima opera dell'autore potrebbe non entusiasmare e quindi allontanare dalla lettura di altri libri meravigliosi di questo importante scrittore), ma è mancata quella scintilla che mi abbia fatto emozionare veramente e che, da un autore come Calvino, credo sia lecito aspettarsi (eccezion fatta per il primo capitolo, che sembra il preludio ad un capolavoro).
In ogni caso, avendo comprato il libro, non escludo, fra un po' di tempo, di riprenderlo in mano, per vedere se ad una seconda lettura la scintilla scoppierà.