Dettagli Recensione
Ritratto di una madre
Ritratto di donna è un romanzo in tre movimenti. Il primo è una fuga, della figlia dalla madre, la donna del ritratto. Il secondo e il terzo movimento hanno un andamento opposto di riavvicinamento. La parola movimento anziché capitolo suggerisce una commistione con la musica. In effetti, da un punto di vista stilistico c’è una ricerca linguistica che ho riscontrato anche in Maria di Isili, anche se condotta con modalità diverse. In Maria di Isili Cristian ricorreva alle sonorità del dialetto con un testo in cui la musicalità della lingua non pregiudicava la comprensione. Qui niente dialetto. Ma il modo cadenzato di procedere nella narrazione la avvicina alla melodia musicale e alla poesia. Il primo movimento ha come narratore un io che si rivolge a un tu. E possiamo immaginare che sia la madre a parlare. La figlia non la conosce, ha un rifiuto per la madre che pregiudica la comprensione e la conoscenza, dato che nei rapporti umani si può comprendere solo chi si ama. La scrittura è lenta, ricorda il movimento delle onde. Pian piano il lettore arriva a comprendere un mondo femminile fatto di abnegazione e sacrifici, di luci tenute accese con il proprio sangue. Nel ricordo la figura di chi ha cercato nella vita la propria felicità personale si smorza. Alcuni personaggi che sono stati presenti con il loro sorriso amorevole e disinteressato senza un tornaconto (Luigi, la signora Maria) diventano angeli che tengono in piedi con il loro modo di essere questo mondo pieno di ferite che nessun altro medica e vede. Il romanzo è di grande sensibilità. Ci siamo talmente scordati che esistono persone buone e libri buoni che trovarne uno è un toccasana per lo spirito.
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