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Il cielo è rosso
 
Il cielo è rosso 2022-07-14 12:18:30 Gallus Lorenzo
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
Opinione inserita da Gallus Lorenzo    14 Luglio, 2022

Per me si va ne la città dolente

Il romanzo Il cielo è rosso è la prima opera pubblicata di Berto. Si tratta di un romanzo potente, scritto durante la prigionia in Texas dell'autore, catturato durante la seconda guerra mondiale in Africa, e che riporta vivido il dramma della guerra vista con gli occhi dei civili che la subiscono, tema purtroppo sempre attuale. Nel 1944 in un quartiere di Treviso raso al suolo da un bombardamento aereo alleato, e abbandonato in quarantena per via del gran numero di cadaveri che giacciono ancora sotto alle macerie, si sono rifugiati alcuni ragazzi.

Berto riesce a scolpire i loro caratteri, le speranze disilluse, la loro giovinezza schiacciata dalla guerra e dalle sue conseguenze in modo incisivo e difficilmente il lettore si dimenticherà di loro.

Alcuni giovani e giovanissimi, orfani o orfani di fatto, si sono riparati in quel che resta di vivibile tra le macerie, nella zona quarantenata, nel freddo dell'inverno, con scarsità di alimenti e combustibile. Sono Carla una ragazza giovane costretta alla prostituzione, Giulia, sua cugina, spirito gentile e sofferente di tubercolosi, Tullio un ragazzo affascinato dalle promesse del sol dell'avvenire, ladro per necessità e Maria una bambina piccola probabilmente scioccata dalla morte dei genitori durante il bombardamento. Ufficialmente accolti in casa da un vecchio calzolaio per convenienza, lui in pratica gestisce le loro tessere annonarie, i ragazzi devono cercare giorno per giorno di sopravvivere in un mondo ostile.

Fin dall'inizio della vicende si unisce al gruppo Daniele, che ha perso la famiglia sotto i bombardamenti mentre era in collegio. Senza nessuno, se non un nonno a Roma dal quale non vuole andare, Daniele viene accolto dall'improbabile gruppo di ragazzi che pur molto lontani da lui, cercano di avvicinarsi a lui che ricambia questo loro primitivo e sincero affetto provando ad adattarsi e a rendersi utile come meglio riesce.

Ma la guerra è un mostro, divora, distrugge, vite, cose, speranze.

Qui a mio parere emerge il pensiero di Berto, un uomo che aveva creduto a degli ideali completamente distrutti dalla guerra, dalla sconfitta, che lui vive come tale, senza scuse. Se è come può sembrare, il punto di vista dell'autore che emerge dalle pagine del libro, allora l'autore non ha speranza nel futuro, almeno nel momento in cui scrive il romanzo, quel Berto è senza speranza. Il titolo originale che aveva scelto, "La perduta gente", è indicativo del pensiero di Berto, quello che ho sentito io come lettore emergere dal romanzo è l'assenza della speranza, una visione terribile della vita, quella di uno sconfitto. Il titolo originale è poi stato sostituito dal quel "Il cielo è rosso" tratto da Matteo VI, 2, 4, e scelto dall'editore, ad indicare la ricerca di un segno dei tempi, anche se visivamente potrebbe anche richiamare nel lettore l'immagine di un bombardamento aereo.

Il libro è da leggere, sì, per godere della bravura dell'autore e vivere quel momento tragico della nostra storia che i nostri nonni ci hanno descritto nelle loro esperienze personali, ma occorre una certa forza per non farsi trascinare giù in una visione senza speranza.

A riprova di questo il bellissimo film tratto dal romanzo, interpretato da giovani attori che riveleranno nel tempo la loro grandezza, il finale è modificato, stravolto persino... forse era troppo forte quello originale e oramai non già più adatto ad un'Italia che stava appena iniziando a guardare avanti oltre al dramma della guerra.

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