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NO MAN'S LAND
Non conoscevo Lilin e questo suo romanzo d’esordio, ma solo la trasposizione cinematografica (che non ho ancora visto) di un regista che apprezzo molto, Salvatores. E così, andando per affinità, ho comprato il libro.
E in effetti, all’inizio, il romanzo appare accattivante: storie di vite ai margini, raccontate con ritmo sincopato e una prosa schietta, gergale che risulta al contempo aderente ai personaggi e fruibile per i lettori.
Accompagnandoci addentro la lettura, Kolima-Lilin si premura innanzitutto di illustrare l’ambiente e il contesto storico-geografico in cui si inserisce la sua comunità, segnata dallo sradicamento dalla terra d’origine e dalla forzosa deportazione in Transnistria.
Zona franca di frontiera tra Moldavia e Ucraina, questo lembo di terra ha visto negli anni confluire popoli senza patria ed emarginati: pazzi, criminali, armeni, georgiani, ucraini, siberiani, strappati alla loro terra, con l’intento di minarne l’identità e l’effetto contrario di rafforzarla.
La prima parte del libro si concentra così sul racconto della società siberiana e del suo sistema identitario di valori. Un coacervo di codici, regole e tradizioni di cui Kolima-Lilin ci fa scoprire il fascino: dalle leggi d’onore, alla simbologia dei tatuaggi, dal linguaggio in codice, al valore delle armi, finendo allo spirito alternamente caritatevole che include i disabili e tiene alla larga omosessuali e Bam.
Poi però, il libro si perde e diventa stereotipato e ridondante.
Stereotipato nella rappresentazione manichea dei personaggi, semplicisticamente divisi tra criminali-buoni e criminali-cattivi.
Ridondante nella narrazione che, prendendo spunto da situazioni differenti, si sviluppa poi sempre attorno al medesimo leit motiv: la rissa con i poliziotti e/o tra bande rivali e la vittoria finale dei criminali buoni, alias i siberiani, sui criminali cattivi.
Nessun approfondimento psicologico, nessuna deviazione di percorso, nessun dubbio o debolezza a segnare la personalità del protagonista.
Gli ultimi capitoli, confesso, li ho scorsi un po’ velocemente, per arrivare e sperare in un guizzo nel finale.
E qui, in verità, la storia prende una deviazione inaspettata. Tuttavia, giunti a questo punto, risulta forzata e poco convincente. Ha però il merito di restare aperta, forse pensando a un sequel, forse, perché no, ad una nuova terra franca.
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