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D'Avenia, seppur un filino retorico, sempre una pi
Ho terminato questa mattina la lettura dell'ultimo romanzo di Alessandro D'Avenia e devo confessare di trovarmi in preda a sentimenti contrastanti. Non posso negare che il libro mi sia piaciuto, ma allo stesso tempo, per tutta la durata della lettura, non ho potuto fare a meno di provare una leggera sensazione di fastidio. Mi sono chiesta più volte nel corso della giornata a cosa fosse dovuta e l'ho capito solo leggendo le recensioni postate dagli altri utenti: tutto molto bello, per carità, ma un filo posticcio. Non saprei come spiegarlo, ma le storie dei ragazzi mi sono sembrate quasi tutte eccessivamente stereotipate; allo stesso tempo, i discorsi tra gli alunni e l'insegnante sono infarciti di citazioni e di frasi fatte, che risultano forse un filo inverosimili in bocca a ragazzi "disastrati" così come descritti. Diciamo che la sensazione che ho provato è un po' quella che mi ha accompagnato durante la visione di Gomorra - La serie: bellissima, capolavoro, ma è inverosimile che dei criminali con la terza media riescano a pronunciare in ogni occasioni frasi ad effetto super fighe ed efficaci. Ecco, così forse rendo l'idea.
Ad ogni modo, questo lungo sproloquio sembra cozzare con la valutazione in termini numerici che ho assegnato al libro, ma in realtà è solo frutto della mia necessità di fare le pulci anche alle cose che mi sono piaciute (come Gomorra, appunto).
Quello che ho visto io in questo libro, infatti, è un'asprissima critica alla scuola di oggi ed alla modalità con cui tanti, troppi insegnanti si approcciano alla professione in modo svogliato e meccanico, fregandosene del fatto che nelle loro mani c'è il futuro del Paese. Al pari della famiglia, il loro ruolo è fondamentale nella formazione dei ragazzi, che proprio a scuola imparano a pensare ed a rapportarsi con idee diverse da quelle che vengono espresse nell'ambito del contesto familiare.
A questo proposito io mi ritengo fortunatissima, nel corso dei cinque anni di liceo ho avuto degli insegnanti ed un preside meravigliosi, che hanno investito tantissimo tempo tanto nei programmi scolastici, quanto nello sviluppo della nostra cultura generale, organizzando serate a teatro e rassegne cinematografiche, mettendoci tutta la passione e l'amore necessari allo svolgimento di quello che forse è uno dei mestieri più belli al mondo.
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Ben venga comunque una dura critica alla scuola e alla contemporaneità. Questo libro m'incuriosisce.