Dettagli Recensione
UNA CRISI DI COSCIENZA
Uscito a puntate sulla Stampa di Torino, "La scomparsa di Majorana" ha soltanto l’apparenza dell’inchiesta giornalistica. La vocazione alla narrazione di Sciascia prende ben presto il sopravvento risultando in uno stile letterario che, seppure non privo di elementi di veridicità e di acuta analisi storica, risulta più affine al romanzo giallo che al reportage. A trarne vantaggio è la freschezza del racconto che si presta a esprimere lo spirito irrequieto e anticonformista dello scrittore siciliano assai meglio della pura cronaca.
Da subito traspare evidente la simpatia di Sciascia per il conterraneo Majorana, geniale e ombroso fisico teorico scomparso in circostanze misteriose e mai chiarite alla vigilia degli eventi bellici della seconda guerra mondiale.
La tesi di fondo, più sottesa che esplicitamente dichiarata, vorrebbe l’improvvisa scomparsa dello scienziato conseguenza della sua premonitrice presa di coscienza riguardo i terribili esiti cui la ricerca in campo nucleare avrebbe inevitabilmente condotto. Tale consapevolezza sarebbe maturata durante il viaggio di Majorana in Germania dove collaborò con il celebre fisico Heisenberg. Implicita, e a mio avviso ingiusta, l'accusa dello scrittore a Fermi il quale, di lì a poco alla guida del progetto Manhattan, costruirà la bomba per le forze alleate laddove Heisenberg si rifiuterà di farlo per Hitler ed i nazifascisti (o forse più semplicemente non fece in tempo?).
Di ritorno dalla Germania, il giovane fisico vive quattro anni da "uomo solo", tormentato da dubbi morali che, minando il valore stesso della ricerca scientifica cui da sempre si era dedicato, distruggono progressivamente la sua stabilità emotiva. Al termine di questo angoscioso percorso, l'intelligenza irrequieta di Majorana sarebbe giunta, nella ricostruzione di Sciascia, a ideare una complessa simulazione inscenando un suicidio per sviare le indagini sulla sua scomparsa e potersi rifugiare in un convento ove trascorrere il resto della sua vita in totale isolamento.
Il tutto basato su supposizioni e senza reali ambizioni di giungere a verità storiche, ma insinuando nel lettore scetticismo verso le versioni di comodo che della scomparsa diedero le istituzioni. Sciascia dà il meglio di sé nel tratteggiare il grottesco agire delle forze della polizia in un teatrino punteggiato da carteggi, note ufficiali e documenti riservati. Il procedere indolente e colpevolmente negligente degli investigatori, tutto teso a una rapida archiviazione dello scomodo caso da rubricare quale semplice suicidio, viene fastidiosamente pungolato dagli esponenti della famiglia Majorana e da alcuni gerarchi fascisti (il ministro Gentile in persona si interessò alla vicenda) che insistono nell'accertamento della verità.
"La Scomparsa di Majorana" è anche un incisivo seppure rapido affresco di quello che fu un periodo magico e irripetibile per la scienza italiana. Quella del genio di Fermi e dei ragazzi di via Panisperna, all’avanguardia della fisica teorica mondiale del tempo, va ricordata come una delle ultime pagine di autentica eccellenza italiana nel mondo.
Indicazioni utili
Commenti
2 risultati - visualizzati 1 - 2 |
Ordina
|
2 risultati - visualizzati 1 - 2 |
Un libro che mi piacerebbe rileggere. In prima lettura, anni fa, mi piacque molto.