Dettagli Recensione
Gli "scollati"
I "Randagi" sono personaggi errabondi: hanno perso il loro baricentro, perdono tempo, vagano inquieti e insoddisfatti, prendono le distanze sia dal mondo sia dal nido in cui hanno vissuto. Sono "scollati" dalla famiglia d' origine per scelta o per necessità: lo fanno per difesa, è puro spirito di sopravvivenza.
Per Pietro, Laurent e Tommaso non è solo un allontanamento fisico (lasciano la città di Pisa e Parigi per trasferirsi a Madrid, New York e in Bolivia rispettivamente) ma piuttosto "un desiderio di perdersi nel mondo" che equivale a dire "una fuga da se stessi per ritrovarsi da qualche parte..."
Come i randagi fanno branco tra di loro, una sorta di famiglia "nuova" in cui si leccano le ferite, e tra tentativi e fallimenti, crescono ed evolvono, qualcuno più di altri.
Le voci giovanili si raccontano, in forme diverse: quasi una confessione interminabile (quella di Dora); uno scambio di email testimonia un rapporto complesso (tra i due fratelli); sms stringati quelli di Pietro alle ragazze, quasi assente il contatto con il padre e la madre. Per contro, le voci dei famigliari, indistinte e fastidiose, arrivano da lontano, si fanno spazio e si percepiscono come un peso per i figli. Voci differenti, ma tutte con lo stesso denominatore: voci spezzate, inceppate e interrotte per incapacità di comunicare le proprie emozioni, tra rapporti paterni e fraterni duri, difficili e fragili.
È una storia tentacolare che acquista corpo e spessore man mano che ci si addentra nella lettura: ti avvolge e ti sorprende, ti incanta e ti fa partecipe delle esistenze sospese. Il lettore ha la sensazione di vivere con i personaggi e di non essere un semplice spettatore: chapeau all'autore per la sua bravura nel prenderci per mano, accompagnarci tra le righe e farci appassionare alla storia.
Grande lavoro nell' attenzione meticolosa di citazioni letterarie (i riferimenti alla letteratura spagnola abbondano) e di brani musicali (musica punk, nello specifico). Una scrittura accattivante e ricercata, scorrevole e frizzante, con punte di lirismo e descrizioni particolareggiate, senonché un'accurata psicologia dei protagonisti: non ci sono personaggi secondari, a parer mio, anche se Pietro Benati è al centro della storia e della stupenda copertina.