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Randagi
 
Randagi 2022-02-28 07:01:23 68
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68 Opinione inserita da 68    28 Febbraio, 2022
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Quale vita?

Una vita precocemente sottratta agli slanci dell’ adolescenza diverrà, con il tempo, legame a tre, fallimento salvifico, accomunati dai rimpianti e da una certa allergia verso il mondo.
Pietro Benati e’ un ragazzo sensibile, forse troppo, condannato sin da bambino nella sua Pisa da una strana versione dei fatti, la sparizione e il fallimento di tutti i maschi della famiglia, dal nonno al padre, una spada di Damocle che sembra sbarrargli qualsiasi idea di futuro.
Cresciuto all’ ombra del fratello Tommaso, figliuol prodigo che trasforma in oro tutto quello che tocca, studente modello, calciatore di talento, brillante, estroverso, carismatico, Pietro al contrario è impantanato nella riservatezza dell’ introversione, porta gli occhiali, ha una postura intimidita e riservata, pochi amici, rari slanci emotivi, scarsa stima di se’.
Vive un conflitto interminabile con una madre apprensiva all’eccesso, un padre che passa da un lavoro all’altro inseguendo il mito del denaro, una devozione assoluta per Tommaso, sua ancora, proiezione di se’, al quale è legato da un rapporto speciale nutrito dalla reciproca diversità.
Pietro pare ostaggio di una maledizione e di un proprio modo di essere, uno a cui non capita mai niente, forse senza nessuna curiosità per il mondo, ogni inizio preannuncia una fine e un disastro imminenti. In lui insorgono desideri rarefatti e spesso assoluti cui dedicare animo e corpo come il sogno di diventare il più grande chitarrista di sempre, una stima all’ eccesso e delusioni cocenti, per ritornare ogni volta nel proprio angolo di introversione, sprofondato in un non senso che ne ha frantumato l’ equilibrio precario e le poche certezze.
Sospinto dalla vitalità di Tommaso arriverà il momento in cui tracciare una via, lasciando lo scarno lessico famigliare per coltivare il proprio talento linguistico specchiandosi nella tormentata sofferenza e solitudine affettiva di Dora, una ragazza incasinata e imprevedibile che sembra vivere altrove, in un mondo segreto e solo suo, vittima della propria aggressiva estroversione, troppo succube dei sensi di colpa per abbracciare qualsiasi senso di felicità, immersa in disastri affettivi e incompletezze famigliari, in realtà imbrattata di una romantica solitudine disperante.
E poi c’è Laurent, campione di surf, una giovane carriera distrutta da un infortunio, rampollo di una famiglia atrocemente assorta nei propri privilegi, allegro e malinconico gigolo’ con un’ identità tutta da scoprire.
Tre vite consumate, frantumate, affrante, soliloqui annunciati per l’ inaccessibilità di una condivisione e per la negazione dei propri desideri. Quale la colpa originaria, mentre una tragedia riporta al proprio senso di solitudine e annientamento? È possibile individuare una strada accartocciati in un dolore così vivo e pulsante?
Nessuna risposta, se non tra le pagine e tra i giorni di una vita vissuta. Dolore, rabbia, lutto, rifiuto, accettazione, condivisione, appartenenza, il lasciare andare, semplicemente il vivere o il tornare a vivere. Il passato, accolto e rielaborato, pare dissolversi, alcune figure assentarsi per sempre, altre presupporre una rinascita, la parola consapevolezza appartenere a un nuovo e personale lessico sentimentale.
Un romanzo piacevole che scorre velocemente nella fretta del quotidiano rincorrendo un senso di vita tra i tormenti di una vita complicata e complessa che pare abbandonarsi a un destino già scritto ma che sa trovare un antidoto prima della dissolvenza.
Una scrittura colloquiale, diretta, viva, pulsante, non banale, che ben trasmette la variegata espressione ed esplosione linguistica di una certa toscanita’. Temi importanti trattati con leggerezza in un respiro autoironico e dissacrante che lasciano un filo di romantica melanconia nella tormentata essenza e nel dolce respiro affannato dei protagonisti.

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