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I matti ci spogliano
La follia, la malattia mentale, i disturbi psichici, sono un tema che da sempre mi incute timore e mi affascina, dove per fascinazione s'intenda "interesse", voglia di capire, di superare il confine del razionale e riuscire ad andare al di là del mio mondo protetto, per entrare in un luogo dove vivono le menti libere da ogni catena.
Che la pazzia sia espressione di libertà è un concetto letterariamente meraviglioso, e allo stesso tempo spaventoso.
"La loro libertà mette in crisi la nostra. Per questo gliela togliamo.
Però vogliamo capire perché sono liberi di dire e fare quello che gli passa per la testa, perché loro sí e noi no".
I matti vivono luoghi altri, a noi inaccessibili solo se abbiamo paura di entrarci: a volte sono bui, e rischi di sprofondare in un burrone di pensieri strani, apparentemente senza senso, altre volte sono luoghi pieni di sfumature, di colori...
"- Il poeta ha un occhio marrone di umore triste e l'altro celeste per vedere le stelle.
- Non mi hai messo il rossetto.
- Il rossetto non serve, solo il lucidalabbra, il poeta ha labbra lucide di bugie."
Entrare nel loro mondo significa innanzitutto fidarsi, lasciarsi prendere per mano e farsi accompagnare.
Potresti scoprire come si gioca a nascondino con i fiori...
Come ci si deve truccare per ogni occasione...
Come si semina un prato...
Come si leggono tre libri insieme...
Come nascono i triangoli dai nei...
Come si redige il Test dell'Fbi...
Come si curano le malattie con le equazioni...
Potresti scoprire, per esempio, che P+F=P (presente + futuro = passato).
Che si può costruire nel deserto.
Che la barzelletta più bella è l'amore.
Che se incontri un satanino lo devi uccidere per 900 minuti.
Che mangiare "Il Piccolo Principe" guarisce dalla schizofrenia.
Che se guardi troppo la luna piena ti accorgi del suo squallore, e del tuo.
E chissà che qualcuna di queste scoperte non ci appartenga, non parli di noi.
Perché in fondo i matti ci spogliano, trovano le nostre verità.
Loro così ingenui, così sensibili, così intatti da non essere in grado di stare al mondo senza rischiare di essere schiacciati, divorati, violentati.
Redaelli con la sua scrittura asciutta, ma piena di voli pindarici e di dialoghi suggestivi, ha scritto un romanzo (questo non è un reportage) elogio della fragilità, attraverso la finzione nella finzione ci ha raccontato delle storie inventate (ma non troppo)... ma io sono certa che, da qualche parte nel mondo, ci siano un Angelo, un Simone, un Carlo, una Cecilia e una Marta che aspettano, in una Casa delle Farfalle, che il mondo si ricordi di loro.