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La vera storia di uno dei luoghi più fotografati d
Dopo "Il treno dei bambini" di Viola Ardone, continua il mio viaggio alla scoperta di spaccati di storia italiana che non ci insegnano a scuola.
In questo caso siamo a Curon, in Val Venosta (nel Sud Tirolo), all'estremo confine tra Italia ed Austria, durante il ventennio fascista. In quel periodo la popolazione, che parlava principalmente tedesco, si sentiva molto più vicina alla Germania nazista che all'Italia, specialmente dopo che Mussolini decise di rendere illegale perfino l'insegnamento del tedesco nelle scuole.
La storia, al di là della cornice, è raccontata dal punto di vista di Trina, giovane insegnante e madre che immagina di raccontare alla figlia Maric, fuggita in Germania insieme agli zii all'insaputa dei genitori, la storia della sua famiglia, degli abitanti di Curon e della costruzione della famigerata diga che dopo la guerra avrebbe sommerso il paese sotto centinaia di metri cubi d'acqua.
"Resto qui", dunque, non è solo la storia della famiglia di Trina, ma anche quella di un popolo sradicato dalle proprie case e dai propri verdi campi in nome della politica e del progresso.
Cosa resta della vecchia Curon? Forse uno dei luoghi più fotografati d'Italia: il campanile sommerso al centro del Lago di Resia.
Sono rimasta davvero colpita da questo romanzo di Marco Balzano, che francamente prima di leggere "Resto qui" non conoscevo.
La nota dolente? Come al mio solito, non riesco proprio a ricordare perché questo romanzo sia finito nella mia libreria virtuale, né tantomeno chi me l'abbia consigliato. E questa volta mi dispiace, perché vorrei davvero ringraziarl* tanto!