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Emmaus
 
Emmaus 2022-01-26 09:03:14 Antonella76
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Antonella76 Opinione inserita da Antonella76    26 Gennaio, 2022
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C'è un'unica tenebra, per tutti



Emmaus è la città della Palestina in cui due discepoli incontrano Gesù risorto, senza riconoscerlo, se non quando egli è già andato via.
"Emmaus" è un libro che odora di incenso e sacrestia, ha il suono dell'organo suonato in chiesa, ma brucia come il fuoco e fa male come la luce di una torcia puntata dritto negli occhi.
È tutto lì, davanti ai protagonisti, ma loro non sono in grado di comprenderlo, di vederlo, se non dopo che si è manifestato.
Ma forse siamo tutti un po' ciechi davanti alla verità che ci cammina affianco.

Baricco è sempre difficile da commentare per me: so di aver letto qualcosa di molto bello, di profondo e dannatamente denso, ma mi sfuggono le parole per dirlo, come se le uniche possibili le avesse usate tutte lui e a me non rimanesse altro che assaporarne gli effetti.
(Un motivo ci sarà se anche nel libro stesso mancano la seconda e la quarta di copertina, tutto bianco, senza spiegazioni...)

Due mondi che si sfiorano e poi si intersecano, mondi che si guardano da lontano, diffidenti, che parlano lingue diverse eppure si attraggono, generando col loro incontro un terremoto emotivo tale da sconquassare ogni quotidianità, da sconvolgere tutte le vite coinvolte in questo impatto.

"Chi ha iniziato a morire non smette mai di farlo."

Da una parte quattro ragazzi 17enni della media borghesia torinese (presumo), dediti alla scuola, alla Chiesa e al volontariato, schiacciati da una fede che tramortisce ogni loro pulsione, figli di un moralismo che li ha cresciuti "bravi" e sinceri nel loro credo, ma assolutamente impreparati alla vita.
Dall'altra parte una ragazza, Andre, bellissima e perduta, appartenente all'alta borghesia, con la sua libertà sfacciata e disinibita, i suoi nervi a pezzi, e il suo sfidare, quotidianamente, tutto quello in cui loro credono a suon di alcol, sesso e morte.
Ed ecco che, quando attraverso la porta di una stanza sempre chiusa e buia, riesce ad infiltrarsi uno spiffero d'aria, anche solo un sottilissimo filo di luce, non è più possibile non sentirsi attratti da quel vento sconosciuto che imperversa fuori, e allora la porta si spalancherà e la tempesta entrerà da ogni crepa possibile, lasciando tutti sbigottiti e stravolti.

Perdizione e salvezza.
Dannati e salvati.
Lussuria e castità.
Buio e Luce.
La verità ce la dice Baricco già a pagina 25: "Per quanto assurdo sia, c'è un'unica tenebra, per tutti."

Un Baricco con meno virtuosismi linguistici, meno poesia, ma con una grande profondità (e complessità) di pensiero, e raggiunge comunque vette stilistiche di una bellezza disarmante.
Un Baricco tormentato, ruvido (come la copertina del libro) e sofferto.
Ed è proprio così che io riemergo da questa lettura: ammaccata, con un carico di riflessioni sulla vita, sulla morte, sulla depressione, sulla religione, sulla capacità di trovare una dimensione altra, non imposta dal cattolicesimo, in grado di coniugare orrore e bellezza.
Perché tutto intorno a noi è tale.

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