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Omaggio e memoria a Franca Viola
«La donna singolare non esiste. Se è in casa, sta con i figli, se esce va in chiesa o al mercato o ai funerali, e anche lì si trova assieme alle altre. E se non ci sono femmine che la guardano, ci deve stare un maschio che la accompagna»
Sicilia, anni ’60. Oliva Denaro è una figlia del tempo che nasce in una famiglia del tempo. La madre calabrese ha sposato un uomo di origini siciliane dopo essere fuggita con lui in quella che è la tanto nota “fuitìna” d’amore. Da questa unione sono nati Fortunata, Cosimino e Oliva, questi ultimi due gemelli. Oliva, purtuttavia, sa benissimo che tra uomo e donna ci sono delle differenze insuperabili e insormontabili e che per questo, anche se sono gemelli, ella non può essere considerata al pari del fratello. La donna è infatti una brocca e chi la rompe, se la piglia. Questo è quel che la madre le ha sempre detto. A Martorana, quel prima e quel dopo, è siglato per una giovane donna dal sopraggiungere del marchese, momento di gioia per l’esser diventate signorine ma anche di maledizione perché da quel momento tutto inevitabilmente cambia. Ed ecco allora che fuori dalla scuola ad attendere le giovani vi è un parente, ed ecco allora che se viene incontrato un maschio, lo sguardo deve essere rivolto al terreno. Oliva non ne vuol sapere del suo marchese. Ella vorrebbe poter continuare a prendere i babbaluci e le rane con il padre, vorrebbe poter continuare a giocare con l’amico di sempre Saro, ma il corpo cambia e con esso gli sguardi al medesimo rivolti. Ha tanti dubbi la ragazza, non conosce il suo aspetto, non pensa di essere bella e anche se il matrimonio sembra essere l’unica via di fuga e di salvezza per quella brocca, non crede che questo possa portare la felicità stante la sorella che tra quelle mura e con quell’uomo che ha preso come marito tutto sembra tranne che felice. Chi osa abbracciare la modernità in un contesto dove a far da padroni sono soltanto le convenzioni quali i matrimoni combinati, non è ben visto. Anzi. Lo stesso vale per la politica e per tutto quello che non rientra negli schemi precostituiti.
E c’è sempre un prima e un dopo, anche per il giusto e lo sbagliato che tra loro si scontrano e incontrano. In questo contesto e in questa realtà al torto può essere posto rimedio soltanto con il matrimonio e se non accetti le nozze tu che sei stata oggetto di scandalo in una Italia che giustifica la forza passionale che si trasforma in violenza, sei la colpevole.
Tra queste pagine tanti sono i volti a parlare in un contesto dove alla donna non è chiesto di studiare ma di trovare marito e alle madri stesse di rimediare e riparare quando sono le prime a sentirsi sole in terra straniera.
Un titolo diviso in quattro parti ove è prevalentemente Oliva a raccontare dei tanti dubbi, conflitti e di quel forte legame che la unisce al padre. Nella quarta parte è il padre, invece, a narrare e a destinarci dei pensieri di un uomo forte che vorrebbe vedere la figlia felice seppur lontana da lui e da quel che è la loro famiglia e la loro terra, le loro radici. Tutto pur di poter sapere che quel torto subito altro non è che ormai una cicatrice.
«Avevi ragione tu, papà: ogni cosa viene per chi sa aspettare.»
“Oliva Denaro” per mezzo della forza di un romanzo ci racconta la storia di Franca Viola, ci narra del torto subito da questa giovane donna, oggetto di violenze plurime e preda di una realtà del tempo che ci ha messo sedici anni a riqualificare il reato ex 544 cp da ella subito da “reato contro la morale” in “delitto contro la persona”.
La storia di Franca/Oliva è la storia di molte donne del tempo, è la storia del volto del nostro paese. Un paese in cui tante cose sono cambiate e tante altre sono rimaste uguali, illibate. Un titolo con una partenza lenta, cadenzata, che accelera piano piano, poco alla volta e che consente al lettore, seppur con molti deja vu e altrettanti cliché, di riflettere sul mondo che ci circonda e sul vivere che fa parte del nostro quotidiano le cui conquiste sono spesso date per scontate.
«Anche dalla terra bruciata dal sale può rinascere vita: l’ho imparato da te, pà, dai gesti delle mani. Scavare, seminare, tagliare, innaffiare. Infilo nella sporta il bouquet di margherite, con delicatezza, per non gualcire i petali, e procedo a passo svelto verso l’ultima destinazione.»
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