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Femminile singolare e femminile plurale
Donna. Nome comune, femminile, singolare.
Eh no, maestra, l'esercizio è sbagliato, ribatte la piccola Oliva. Il femminile singolare non può esistere. Le donne possono solo stare insieme, a casa con i figli o in gruppo al mercato; altrimenti deve esserci un uomo ad accompagnarle.
La maestra sospira rassegnata perché nella Sicilia rurale degli anni Sessanta non sembra esserci molto altro da fare. Le regole sono scolpite nella pietra delle case, respirate insieme all'aria, marchiate a fuoco sulla pelle. L'unica possibilità per una ragazza è il matrimonio, spesso combinato dalla famiglia, e chi è priva di denari alla roulette delle nozze può giocarsi solo una reputazione specchiata davanti alla giuria senza appello delle malelingue di paese.
Nascere donna è tutta una sfortuna, pensa Oliva. Lei vorrebbe solo correre a scattafiato con i suoi zoccoletti e raccogliere lumache, come è consentito a suo fratello. Si sente diversa dalle compagne di scuola con gli occhi bassi e dalle vecchie comari bardate di nero, eppure sa che quelle donne sono comunque dentro di lei. Femmine nate in una prigione di regole, che l'indipendenza non la possono nemmeno rimpiangere. E quando il destino la mette di fronte alla prepotenza di un uomo, protetto dal denaro, dai costumi e persino dalla legge, dovrà crescere in fretta e trovare dentro di sé il coraggio e la voce per dire no.
"Un no, da solo, può cambiare una vita, e tanti no messi insieme possono cambiare il mondo"
Il femminile singolare è una ragazzina che avrebbe solo voluto vivere semplicemente la sua vita, studiare, innamorarsi e magari mettersi il rossetto come le dive del cinema. Ma è il plurale che viene in soccorso e riempie le pagine di umanità e commozione. È l'amicizia vera della ribelle Liliana. È l'amore delicato di un padre silenzioso e resiliente, capace di insegnare la libertà di scegliere. È il senso civico della militante comunista Maddalena, che combatte per quel che crede giusto, convinta che insieme si possa fare la differenza.
"Perché abbiamo bisogno di battaglie, di petizioni, di manifestazioni? Che colpa ne ho io, se sono nata femmina?"
Viola Ardone sceglie ancora una volta di portare alla luce una storia del nostro passato italiano, dimostrando straordinaria empatia e delicatezza di sentimento. Il romanzo parla di violenza sulle donne e consenso femminile, certo, ma al centro di queste pagine sono sempre i personaggi, le vicende personali, le emozioni. Ci si commuove, si sorride e si soffre, ma è solo sentendoci addosso i panni e i sentimenti di Oliva che la sua storia singola può tramutarsi in domande e insegnamenti universali.
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