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Fuga e ritorno
Il ritorno di Paolo Cognetti è un’ immersione nello smarrimento e nella crisi d’identità di Fausto Dalmasso, uno scrittore quarantenne che non sa più cosa scrivere, in fuga dalla città’, abbandonata la fallimentare convivenza con una quasi moglie.
Fontana Fredda, alle pendici del Monte Rosa, pare essere un rifugio sicuro, luogo ideale per rinascere, almeno per ricominciare, montagne che conosce e frequenta sin da ragazzino su ispirazione paterna.
La montagna ripara le ferite, è curativa, consolatoria, e il tempo riesce a condividere con gli altri le proprie scorie. È lì che Fausto si reinventa una porzione di vita e una nuova professione, il cuoco in un ristorante che possiede origini letterarie, “ Il pranzo di Babette “, dal nome della proprietaria, una donna affascinante, misteriosa, curiosa, che parla dell’ impossibilità di guarire dentro ma della possibilità di trovare una consolazione.
Qui Fausto incontra Silvia, una giovane ex studentessa e libraia che solo recentemente ha scoperto la montagna, in fuga da un passato insoddisfacente, da lungo in conflitto con la figura materna, che aspira a cercare un rifugio sui ghiacciai. La loro vicinanza e convivenza nel ristorante ne accende la conoscenza e rivela altro, una comunanza di vita e di storie, un nuovo sentimento, una solitudine condivisa sfociata in un affetto puro e sincero.
E poi c’è Santorso, un gattista cacciatore che un tempo era stato nella forestale, un uomo che racconta storie di montagna e al quale non piacciono i fatti degli umani, preferendo i lupi, le volpi e i galli di montagna.
Oggi Fausto è uno scrittore che ha imparato a campare, gli sono così lontane ed estranee quelle storie di coppie che narrava all’ inizio e che gli sembrano scritte da qualcun altro, è stanco di scrivere di uomini, donne, amori.
La vita di montagna insegue il trascorrere delle stagioni e risveglia i sensi, riporta una nuova e ancestrale dimensione spirituale e corporale, ricordandoci che i significati a lei attribuiti non sono che i nostri. La montagna vive in eterno, indifferente alle azioni e ai significati umani che la colorano del proprio vissuto, dei propri ricordi. La sua essenza, probabilmente, si raggiunge e si svela nel momento in cui la si svuota di qualsiasi senso.
Sta semplicemente lì, come i ghiacciai che si stanno sciogliendo, un paesaggio che muta in altezza, che .....” si asciuga fino a sembrare un corpo celeste, un pianeta perennemente levigato dal vento, un luogo di una bellezza assoluta ma estremamente duro “....
È qui che la parabola di Fausto Dalmasso si compie, la sua essenza matura, in attesa di qualcuno che se ne è andato e che forse un giorno ritornerà.
Un romanzo che parla di montagna, e qui l’autore sa muoversi mirabilmente in una materia che frequenta da sempre e che conosce perfettamente ma anche di altro, di un’umanità fragile che ricerca se’ stessa, ferita, logora, spoglia, tra realtà e desiderio, sogni e speranze, e ...” intorno a Fontana Fredda la montagna esisteva e sarebbe continuata a esistere al loro risveglio “...