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“Se tu inciampi io ti sorreggo.”
Ho cominciato con riluttanza questo romanzo, perché non rientra tra i generi che preferisco e mai avrei pensato potessi appassionarmi così tanto alle vicende della famiglia Denaro. Con curiosità corro avanti nei brevissimi capitoli che si succedono, e costituiscono uno sprone al proseguire.
Anni ’60, Martorana, luogo di fantasia in Sicilia, e Oliva Denaro ha quindici anni.
Una famiglia umilissima, il fratello gemello Cosimino, la sorella più grande Fortunata, la mamma Amelia e il papà Salvo, contadino.
Le giornate trascorrono nelle continue raccomandazioni e divieti imposti dalla mamma perché “la femmina è una brocca, chi la rompe se la piglia.”
Oliva, brava a scuola, è combattuta tra la sua testa che vorrebbe pensare in autonomia e i vincoli imposti dal paese e dalle persone che lo abitano, che non sanno far altro che giudicare.
Questa mamma, così avida di sorrisi e carezze, ritorna a farle il bagno e asciugarla come quando era bambina, prendendosi cura di lei anche fisicamente. E’ una scena molto toccante con una narrazione perfetta, raccontandoci quel che vorremmo sapere. E’ lei a lavarle anche lo spirito. Perché una madre protegge. Sempre.
All'apparenza una famiglia “sfasciata”, dove ciascuno è per sé e una parla per tutti, pur essendo di umili origini e senza titoli di studio, capiscono che è il momento per Oliva di parlare e farsi sentire, e si ritrovano intorno alla tavola a mani aperte, come i cavalieri della tavola rotonda uniti in una unica decisione. Ci sono anche la fedele, amica Liliana e suo padre Antonino Calò.
“Cosa altro possiamo chiedere per i nostri figli, se non che un giorno ci superino senza vederci e passino oltre, diretti verso la loro strada?”
Mi commuovono gli slanci improvvisi di affetto e la solidarietà femminile e la forza di questa famiglia, la sua unione, che inizialmente non avevo sospettato.
L’arrivo di Maddalena, militante dell’Unione delle donne italiane, che offre il suo aiuto per migliorare la vita di tutte, ci fa avanzare di dieci anni in un attimo. Perché la storia di una donna non è mai solo la sua.
C’è il Sud e quel comunismo che aiuta i poveri e gli emarginati. La politica che va dagli ultimi e gli stende la mano.
Liliana, che passa ogni giorno dopo la scuola per confrontare i compiti che fa lei in classe e che Oliva ripete a casa.
Liliana è quell' amicizia unica e speciale che appariva così impossibile e ostacolata.
Oliva che ricomincia, come faceva un tempo, a condividere il silenzio con il padre all’alba, riprendendo ad andare in giro con lui per rane e lumache.
Il padre che le dice “quando si va per campi sconosciuti è meglio essere in due. Questo faccio io, se tu inciampi io ti sorreggo.”
E’ Natale e si prepara il cenone insieme, madre e figlia, senza rimproveri, lasciando stare le regole, lasciando fare, e anzi, sollevando ogni tanto gli occhi dai fornelli, la madre adesso sorride, con timidezza.
Ritorna pure Fortunata, tra quei complici di cose sapute e non denunciate. Finalmente di nuovo insieme.
Trascorrono gli anni, venti. I toni si sono addolciti, Maddalena corona il suo sogno di madre.
Si ritorna a Martorana, che nel frattempo è andata avanti da sola.
“Avevi ragione tu, papà: ogni cosa viene per chi sa aspettare.”
Non c’è rimasto più niente in paese, ma quella ragazzina che corre a scattafiato con gli zoccoletti ai piedi e i capelli spettinati, che disegnava di nascosto le divinità del cinema, è lontana ed ancora lì. Ma ora, tutti la salutano. Nessuno abbassa gli occhi, nessuno mormora.
Questo silenzioso padre ci viene raccontato tutto nel finale, ed è struggente… “pensavo di avere tre piantine deboli e ho scoperto nel mio campo tre alberi fruttuosi e resistenti. Anche dalla terra bruciata dal sale può rinascere la vita.”
Nei pensieri ritornano tutti, anche la maestra Rosaria tanto amata, e Saro, l’amico di una vita.
“Ti sei consegnata da sola. La libertà di scegliere. La possibilità di dover accettare un rifiuto.”
Il finale e le lacrime che porta con sé…poetico come mi aspettavo e non deludente affatto, è…il cerchio che finalmente si chiude. E non importa se è un finale semplice, forse ovvio, l’importante è che l’ovvio si avveri.
“Ho mantenuto la promessa che avevo fatto a lei. Liliana.”
Buone prossime letture.
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Commenti
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A breve leggero' anche il treno di bambini che mi manca
Grazie a te
Mariangela
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Manuela