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L'amante del bandito
“Ella rabbrividiva. Le sembrava di aver le gambe pesanti, come da ragazzetta quando l’avevano costretta a calzare le scarpe alte nuove, e desiderava andare a piedi nudi, ritornare scalza, ritornare bambina.”
Marianna Sirca e Simone Sole sono due personaggi apparentemente liberi, che hanno conquistato con fatica questo status. Lei, una donna ormai benestante, senza vincoli familiari, forte della sua solitudine e indipendenza. Lui, un bandito, un fuorilegge che non deve rendere conto a nessuno, soltanto, eventualmente, alla propria coscienza.
Entrambi sono arrivati a questo punto delle loro esistenze non senza sofferenza, non senza aver faticato e attraversato un cammino difficile. Marianna è stata mandata, ancora bambina, a vivere con uno zio prete; ha dovuto rinunciare al calore di una famiglia, alla spensieratezza, alla giovinezza. Simone ha deciso di intraprendere la vita del bandito per estrema insofferenza nei confronti della sua condizione di servo, per il senso di ingiustizia e di rivalsa che gli esplodeva dentro con la consapevolezza di essere completamente misero e senza speranze di emancipazione. Entrambi pensano di essere liberi e padroni del proprio destino finché non si innamorano. Sarà questa passione che svelerà loro che invece liberi non lo sono: sono assoggettati alle regole e alle convenzioni sociali. In particolare Simone, che per sfuggire alla propria condizione è deliberatamente uscito dal contesto legale, se vuole ora riappropriarsi dei diritti che spettano a chi sta dentro alla società civile, come sposare una donna, deve per forza scontare una pena, deve perdere la sua libertà e la sua indipendenza ed affrontare il carcere.
Un romanzo molto lineare nella trama, dalle splendide descrizioni, con il quale Deledda si confronta con la figura del brigante. Ne viene fuori una narrazione lontana sia dal verismo sia dai cliché letterari che presentavano la figura del brigante come avvolta in un’aura romantica e mitica. Qui il protagonista maschile non ha niente dell’eroe; diventa un bandito per sottrarsi ad una condizione di miseria, ma non è un fuorilegge particolarmente cattivo, è solo un ragazzo che cerca di tirare avanti in modo illegale ma non facendo troppo male al prossimo. Quando dovrebbe mostrare davvero coraggio e fare una scelta di vita coerente con i suoi valori, non ce la fa, non ci riesce.
Marianna invece è una figura femminile forte, una donna che difende la sua indipendenza ed emancipazione – ricordo che il romanzo è datato 1915- anche se alla fine deve per forza accettare anche lei la realtà di quel tempo e le regole di quella società.
Buona lettura.
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Vero Chiara quanto affermato sul ruolo della donna fortemente indipendente.