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L'acqua del lago non è mai dolce
 
L'acqua del lago non è mai dolce 2021-07-19 14:39:21 Mian88
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2.8
Stile 
 
3.0
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4.0
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2.0
Mian88 Opinione inserita da Mian88    19 Luglio, 2021
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Madre e figlia

«Se non sai come vengono indicati i luoghi porti la colpa dell’essere straniero, il figlio di nessuno, loro non sanno chi voterai alle elezioni, chi è il tuo medico di famiglia, che carro costruirai per Carnevale e se friggi latterini alla Sagra del pesce, non sanno come chiederti favori quindi non vogliono fartene, alla posta non ti salutano, dal macellaio ignorano se dici che è il tuo turno, perché è sempre, in ogni caso, il turno loro.»

Giulia Caminito approda in libreria, dopo “La Grande A” e ”Un giorno verrà”, con “L’acqua del lago non è mai dolce”, opera finalista al Premio Strega 2021 nonché selezionata al Premio Campiello dalla giuria dei lettori. Lo scritto si presenta sin dalle prime pagine ben strutturato a livello di forma essendo avvalorato da una penna che è in grado di condurre e che non fatica a proporre i suoi personaggi e le vicende che li riguardano. Prima di tutto conosciamo la giovane eroina di queste pagine, figlia di Antonia, madre ingombrante come personalità e autorità e di un padre che ha perso l’uso delle gambe a causa di un incidente sul lavoro, sorella di Mariano, fratello maggiore con cui condivide solo il sangue materno, e di due gemelli figli di entrambi i suoi genitori. Di fatto è sulla giovane donna che vengono riversate le aspettative e speranze di una famiglia che ben poco ha e che cerca dalla vita quel riscatto che mai sembra arrivare e che si traduce quando in una guerra politica sempre più infranta dall’assenza di valori nella società e dalla ricerca di una casa che è proprio quello Stato a negare e concedere a proprio piacimento.
E Gaia, questo il suo nome, impara, cresce, studia. Perché è l’unica donna, perché deve crearsi un futuro, perché è su di lei che si abbattono tutti i sogni della madre. Perché è su di lei che si concentra l’attenzione dopo che lo stesso fratello maggiore viene cacciato di casa per aver partecipato a un qualcosa che è entrato a far parte della nostra storia quotidiana ma della quale non conosce la portata. Chi mai, al tempo, avrebbe potuto conoscere di ciò? Scoprire degli effetti che questa ha avuto nel tempo prossimo e nel più remoto futuro?
La studentessa deve reagire però in qualche modo. Non può opporsi ai dettati imposti dalla figura materna, non può che esserne soggiogata. Si difende allora innalzando una barriera impenetrabile che la rende inarrivabile e mai feribile. I colpi che la vita riserba non possono scalfire la sua corazza, non possono piombare nel suo io più profondo. Anche quando perde i legami più cari, anche quando l’amicizia la fa soffrire, anche quando l’amore la delude: lei non può andare in pezzi.

«Io e Mariano annuimmo, eravamo fatte di briciole, eravamo bambini, eravamo senza giochi e senza casa, ma eravamo attenti.»

Un titolo, quello proposto dalla Caminito, che si prefigge di trattare tanti temi importanti che vanno dalla famiglia, ai legami madre-figlia, al riscatto sociale, alla ricerca di se stessi, al desiderio di raggiungere i propri obiettivi, alla speranza di poter trovare il proprio posto nel mondo e molto altro ancora. Tuttavia, lo scritto procede senza mai davvero trovare la propria essenza. Il lettore procede nella riscoperta, si interroga, comprende ove la scrittrice voglia arrivare ma resta con un senso di insoddisfazione e di mancato completo appagamento. Il titolo non decolla davvero, giunto alla metà ci si aspetta uno smacco, uno smacco che non arriva. L’impressione è che questo ruoti e si arrovelli su se stesso, quasi perdendo il proprio nord.
Il risultato è quello di un “buon compito scritto”, un tema ben riuscito ma che tale resta difettando di quel quid in più atto a renderlo una storia completa, emozionante, coinvolgente. Ed è un peccato perché i presupposti per riuscire vi erano tutti.

«Dille di non sporgersi troppo, prima deve cercare il suo equilibrio, essere padrona del proprio peso, quella sotto di voi è l’acqua di gennaio, di aprile, di agosto, l’acqua di quando guardavi la superficie e cercavi il riflesso di Cristo, è la prova che hai macinato questi chilometri solo per un tuffo, chiudi gli occhi e dille di fare lo stesso, poi grida: Il lago è una parola magica. È solo dopo aver urlato che tu e Iris avete il coraggio di saltare.»

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Come sempre, una bella presentazione, Maria.
Un libro di cui si parla molto. L'ho evitato fin dall'inizio, penso che non faccia per me. Vedo che anche tu non nei entusiasta.
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