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Allora le battute sui carabinieri erano vere...
In genere non sono una gran lettrice di storie noir e tendo anche ad evitare gli autori italiani, eppure i romanzi di Andrea Vitali sono la mia eccezione a queste regole; lungi dal definirli dei capolavori letterari, credo che i suoi libri siano però un ottimo mezzo di evasione: il tono leggero della narrazione, le storie di vita quotidiana e la placidità data dall'ambientazione nella seconda metà del secolo scorso contribuiscono a rendere molto scorrevoli queste letture che potremmo definire, senza alcun intento offensivo, "da ombrellone".
La trama di "Viva più che mai" dovrebbe ruotare attorno al ritrovamento di un cadavere nelle acque del lago di Como, e utilizzo il condizionale perché questa vicenda principale viene talmente diluita nel testo e prevaricata da altri eventi che per circa trecento pagine ci si dimentica quasi del tutto l'indagine atta a svelare l'identità della vittima. Ad individuare in modo del tutto accidentale il corpo è Ernesto "Dubbio" Livera, un contrabbandiere improvvisato, la cui versione dei fatti viene messa subito in discussione quando il cadavere in questione scompare e la persona che lui riteneva essere la vittima si dimostra alquanto viva; il Dubbio dovrebbe anche essere il nostro protagonista, e di nuovo mi trovo a ricorrere al condizionale perché fosse per le sue azioni la trama rimarrebbe ferma a pagina uno, mentre è l'intervento di Tina, giovane donna piena di iniziativa e dedizione, a smuovere effettivamente la storia.
Oltre ai due protagonisti, dal cui punto di vista questo potrebbe anche intendersi come un romanzo di formazione, abbiamo un cast estremamente ricco di personaggi, dai nomi spesso bizzarri; ma non temete: identificarli risulta abbastanza semplice perché la caratterizzazione si limita a degli stereotipi collaudati, e se proprio non vi raccapezzate c'è sempre il pratico glossario a fine volume. Tutti questi personaggi vanno però a farcire il libro con un numero imbarazzante di sottotrame, che in alcuni casi non ottengono neppure una degna risoluzione nel finale; ad essere onesti neppure la vicenda principale è dipanata del tutto, perché se è molto chiaro quali dinamiche abbiano portato all'omicidio, non c'è il minimo tentativo di fare giustizia in nome della vittima da parte di chi svela l'intreccio.
Un altro aspetto non proprio riuscito è l'aver scelto di dare tanto spazio ai diversi carabinieri che compaiono nel libro e che, col procedere della narrazione, dimostrano sempre più chiaramente di essere soltanto dei comic relief: sia nella parte iniziale, quando cercano senza successo il Dubbio per ascoltare la sua versione, mentre il lettore sa benissimo dove si trovi, sia nei moltissimi siparietti dedicati al carabiniere Fantarini e al suo desiderio di partecipare ad una competizione di chioccolo. Dal momento che la storia ruota attorno ad un crimine ed affronta anche temi molto pesanti, mi sarei aspettata che questi personaggi ricoprissero un ruolo maggiormente serio, almeno in alcune scene.
Nonostante i suoi molti difetti, questo romanzo mi ha tenuta incollata alle pagine, merito soprattutto dello sviluppo dato a Tina ed alla passione con cui Vitali racconta l'ambientazione, trasmettendo in pieno il suo amore per il lago di Como. Approvo anche il tono informale, con l'utilizzo di onomatopee, storpiature e termini dialettali, perfettamente in linea con il tipo di storia raccontato.