Dettagli Recensione
Un giallo non convenzionale
La ricerca della verità è il colpevole in questo libro. Non si riesce a trovarla perché la verità ha mille aspetti, e, si rischia di condannare più per convinzione che per accertata colpevolezza.
Fin da subito si intuisce che il magistrato durante gli interrogatori è incline a prestare attenzione a ciò che crede piuttosto che cercare di capire. È tutto proteso a trovare un cedimento, una contraddizione nelle risposte del sospettato, per confermare la sua tesi di colpevolezza, accecato dalla sua stessa volontà senza dubitare di se, per lui, l'accusato ha deciso di vendicarsi, uccidendo il suo sodale, che lo ha tradito ai tempi delle ribellioni ideologiche ai danni dello Stato subendo la carcerazione per diversi anni.
Un impossibile giallo dove i colpi di scena sono i pensieri espressi nelle risposte del protagonista durante l'interrogatorio con il magistrato molto più giovane, e legato ancora ad una certa rigidità e chiusura mentale tipica di chi non ha mai maturato un pensiero personale e autentico, affidandosi a quelli degli illustri personaggi come fanno i bambini che ubbidiscono prima alla mamma, poi agli insegnanti, al datore di lavoro ecc. senza mai elaborarli veramente e accettarli o rifiutarli dopo una profonda valutazione. Anche la ferma coerenza ai valori in cui l'accusato crede risulta incomprensibile e ormai superata agli occhi dell'inquirente il quale non riesce a cogliere fino in fondo i consigli invitanti a fare esperienze dirette magari recandosi sul posto dove è avvenuto il presunto delitto e avvicinarsi così allo spirito che muove l'interrogato perché solo l'esperienza diretta aiuta a comprendere e chiarire.
Ma sebbene il magistrato si sforzi è continuamente tradito dal suo ignorato difetto iniziale di metodo non messo in discussione nonostante le argomentazione e gli indizi celati nelle frasi.
Il finale, "coerente" con i dialoghi precedenti è celato tra le righe.