Dettagli Recensione
Un trattato di antropologia dell'abbandono
[…] “ Caravaggio non aveva pari nel dipingere la luce.”
“ Non la luce Cloe. Caravaggio dipingeva l’ombra, il buio. Conosceva il luogo oscuro.
[…] La luce nei suoi dipinti, la luce su cui noi ci soffermiamo per indicarne il genio, è un bianco che si afferma per contrasto: se non ci fosse l’ombra, non lo vedremmo.”
In questo stralcio di dialogo è, per me, contenuta l’essenza di “ La Felicità degli altri” il nuovo Romanzo di Carmen Pellegrino, edito da La Nave di Teseo.
La felicità degli altri è, infatti, un romanzo in cui l’ombra è la protagonista concettuale, un elemento filosofico fondamentale che, richiamando “l’elogio dell’ombra” di Jorge Luis Borges, incanala tutti i temi dell’opera la quale trae ispirazione dal dolore come origine di tutto, trasformandosi di fatto in un trattato di antropologia dell’abbandono dove perdere e perdersi diventa una condizione primaria dell’essere umano.
La Storia è un grande mosaico di voci, di suoni e di colori che sembrano aleggiare in sottofondo all’asse centrale del romanzo in cui le ombre, il silenzio e le nostre indicibili solitudini sono gli elementi equilibratori che permetteranno alla protagonista Cloe di camminare sul filo che separa l’abisso e la rinascita in un viaggio introspettivo negli angoli più remoti e profondi della propria anima che porterà alla mutazione della stessa.
Carmen Pellegrino è una scrittrice straordinaria, colta e profonda, dotata di uno stile elegante ed erudito, la cui connotazione assume toni di antiche nostalgie che si riverberano sui luoghi e sulle persone, impregnandoli di magia, di calore e delicatezza. Molti, nel libro, gli elementi narrativi che richiamano alla classicità ed alla mitologia Greca, con accenni anche di natura teologica ed un omaggio al personaggio dantesco di Virgilio rincarnato nel mitico professore T docente del corso di Estetica dell’ombra dell’università di Venezia.
La grande letteratura ci apre gli occhi e ci insegna che la nostra felicità, seppur fugace, non risiede al di fuori della nostra semplice consapevolezza. Consapevoli del respiro, della brezza che ci tocca, di un fiore sbocciato, di nuvole che passano sopra la nostra testa, di una carezza tra i capelli di chi amiamo, della nostra voce, di un odore e di tanto altro.
Ciò vuol dire aprirsi al mondo, anche con il rischio di essere più vulnerabili, ma indubbiamente più vivi.
Five-Star Book