Dettagli Recensione
Misteri e verità
Tutto ha inizio con il desiderio di realizzare un sogno: scrivere. Scrivere quel libro da troppo tempo rimandato e al contempo consentire al marito, Massimo, di raggiungere quello scalino sociale in più, quella scalata di carriera tanto bramata. E poco importa se questo significa rinunciare a un lavoro sicuro, all’impiego che conduce da anni con certezza, abilità e competenza. Francesca è davvero sicura di aver trovato il luogo ove vivere felice con la sua famiglia composta, ancora, da due bambine tra loro diverse per età ma anche per carattere. Partono da Milano, i quattro, e con i migliori propositi raggiungono i Giardini di Roma, dove ad attenderli vi è un condominio anticipato da uno sfavillante cancello rosso. I vicini sono uniti come una famiglia, si aiutano a vicenda, sono solidali tra loro, i bambini giocano nel cortile, il pericolo non sembra esistere in questo luogo e al contempo non sembra contemplabile nemmeno l’ipotesi che i nuovi arrivati non si integrino in questo contesto sinonimo di pace e condivisione. È semplicemente il posto perfetto dove vivere, dove cambiare vita, dove ricominciare. Tuttavia, non è tutto oro quello che luccica. Tanti sono gli eventi che si susseguono in quella che è la quotidianità che si instaura, in particolare quella stessa casa con le sue ombre metterà in difficoltà la protagonista che tra vuoti di memoria, persone che parlano e poi scompaiono, bisbigli a cui è impossibile dare un nome, una confusione sempre più grande, rischierà di perdere la propria sanità mentale. A ciò si aggiunga un evento oscuro che colpirà il condominio e che riguarderà la misteriosa scomparsa di una bambina. E se questa bambina fosse una delle sue figlie?
«La mente è una montagna russa che ti porta dritto al cielo e giù nel buio quando vuole, una montagna russa posseduta da una volontà tutta sua che si muove, agisce e respira da sé, e vive. Ma Francesca non conosceva il buio. O lo conosci da sempre o non lo conosci più.»
Ispirato a fatti realmente accaduti, “Questo giorno che incombe” è un titolo che sin dalle prime pagine ricorda quella che è una sceneggiatura televisiva. Vuoi per l’impostazione e le origini dell’autrice, vuoi perché la narrazione è interamente strutturata in tal senso, l’impressione è lampante e vivida. Se dunque si è amanti del genere e di questo aspetto, è sicuro che il libro non mancherà di conquistare. Al contrario lascerà non poche perplessità. I capitoli, a riprova di ciò, sono brevi e caratterizzati da uno stile che ha quale obiettivo quello di condurre per mano in un viaggio nella psiche e nella mente umana. Il conoscitore è incuriosito dalle vicende e desidera conoscere della verità. Eppure, la sensazione che permane per buona parte della lettura è che la scrittrice abbia voluto far troppo mettendo cioè all’interno di un unico volume troppe tematiche e componenti (dalla depressione a seguito del parto, ai rapporti familiari, alla genitorialità, al mistero determinato dalla scomparsa di una minore, ad ambientazioni che vogliono somigliare troppo alle tipiche di King tanto da ripetere il classico cliché di una casa con voci inspiegabili e molto altro ancora) tanto da confondere, sfiancare e anche arrivare a chiedersi dove davvero voglia arrivare a parare. Sicuramente questa è anche una caratteristica dettata dall’essere altresì sceneggiatrice ma certamente influisce sulla piacevolezza della lettura che finisce con il rallentare, diventare farraginosa e rischiare di perdere di vigore. Tanti buoni presupposti di partenza per un componimento che convince soltanto in parte.
Indicazioni utili
- sì
- no