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Donne forti e donne rancorose
Per chi ama la Sardegna, le sue leggende ataviche, la sua storia, La rinnegata, libro d’esordio di Valeria Usala, può rappresentare la perfezione. Un esordio d’eccellenza, per completezza e raffinatezza di linguaggio, quello di Valeria Usala che sulla scia di scrittrici come Grazia Deledda, Donatella Di Pietrantonio, racconta una vicenda che colpisce nel profondo il lettore.
La vita narrata è quella di Teresa, una donna dal vissuto sicuramente difficile, sin dalla nascita. Abbandonata dalla madre in tenera età, cresce con la nonna, con
“lunghi capelli neri, occhi color miele… (…) alcuni piccoli nei ai lati della fronte e la pelle del viso più tesa, appesantita dalla fatica”,
lei è di una bellezza sfolgorante. Si sposa con Bruno, ha tre bambini, e apre un emporio con annessa una taverna, e attraverso un duro lavoro quotidiano cerca di assicurare la sopravvivenza a se e ai suoi bambini. Ma il paese non l’accetta. Non accetta la sua fermezza, il suo andare contro le tradizioni, la sua troppa indipendenza, soprattutto economica, perché:
“Troppa confidenza, fa cadere la riverenza”.
E parla, parla… un intero paese arroccato sulle proprie posizioni e di una chiusura mentale totale.
Quando Bruno muore, a Teresa cosa succede? Riuscirà a non cadere preda delle voglie altrui, e della invidia dei tanti, troppi?
Una storia di grande spessore narrativo, raccontata con uno stile crudo e privo di fronzoli. Racconta una storia di donne, donne forti ed indipendenti contrapposte a donne preda dell’invidia e del rancore, con un atteggiamento grave, per cui:
“L’odio non c’entra. Credi di fare la cosa giusta, ma sei controllata a distanza, come tutte. Tenuta al guinzaglio come una bestia pericolosa.”
La rinnegata è un libro destinato a tracciare un profondo solco nel panorama della letteratura italiana attuale per lo stile e per la raffigurazione delle donne, ancora oggi considerate come:
“Siamo l’inerzia di un fiore reciso; il vigore nelle sue radici, trapiantate in terre straniere. Siamo l’impeto di un fuoco ardente; la quiete nelle sue ceneri, raccolte in cumuli sparsi. “.
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