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Un mondo sì e un mondo no.
Sembrerebbe proprio che il mondo sia diviso in due parti: un mondo sì, del benessere, dell’agiatezza, del progresso, del vivere civile; e un mondo no, popolato di oppressi, emarginati e reietti, governati da regimi spesso sanguinari, infelici feriti nell’anima come nel corpo, che vedono nella fuga il solo mezzo per sopravvivere. Eppure questi due mondi coesistono, ma troppo spesso l’uno rifugge dal farsi carico dei drammi e delle vere tragedie dell’altro, di cui peraltro non raramente è persino responsabile.
Quanta forza nel J’accuse di Papa Francesco in occasione dell’ennesima strage di migranti in mare, che non può non essere condiviso anche da chi non è mosso dagli stessi sentimenti di fede e di religione: “E’ il momento della vergogna! Preghiamo per questi fratelli e sorelle e per tanti che continuano a morire in questi drammatici viaggi. Anche preghiamo per coloro che possono aiutare, ma preferiscono guardare da un’altra parte!”. Ecco è qui tutta la contrapposizione tra il mondo si, egoista e indifferente e il mondo no popolato da chi è nato nel luogo sbagliato. Perché se è vero che “quisque faber fortunae suae”, è pur vero che il destino e la sorte di ciascuno sono segnati sin dalla nascita.
È questo il tema di fondo del bellissimo libro di Marco Balzano “Quando tornerò”: il dramma di una donna che abbandona la propria terra e i propri affetti per giungere in Italia in cerca di lavoro e di quel guadagno che possa offrire ai suoi figli un futuro migliore. Una fuga furtiva, di notte, senza preavviso, per evitare addii strazianti e il pericolo della rinuncia. Una fuga che provoca il rancore dei figli piuttosto che la loro gratitudine. Perché è spesso questo ciò che succede: il sacrificio di una madre che si adatta ai lavori più umili, e soggiace a situazioni umilianti non è compreso da chi rimane in patria e si sente orfano e defraudato di quella serenità alla quale sente di avere diritto. Quando una donna cessa di essere madre? Può la lontananza cancellare i diritti e i doveri di una madre? E sono sempre le donne le più penalizzate, molto più spesso sono loro che si allontanano per cercare di aiutare la famiglia, mentre gli uomini si rivelano l’anello debole della catena, inclini ad affogare nell’alcol delusioni e dispiaceri. Daniela, Angelica e Manuel sono le tre voci che danno vita a questa storia di dolore e di speranza. Ritrovarsi dopo la lontananza è sempre più difficile, specialmente quando si sono visti vanificati i propri sogni.
È ad un’immagine di grande efficacia che Marco Balzano affida il significato delle legittime aspirazioni di ogni individuo: l’immagine del boomerang. È il nonno ad insegnare a Manuel come lanciare il boomerang. Non è facile. Non è detto che si riesca a riprenderlo. “Il gioco è questo – aveva detto mettendomi in guardia. Prima di lanciarlo esprimi un desiderio, se quando torna indietro riesci a prenderlo, allora ci sono delle possibilità.” “E se non riesco?” “Cambia desiderio, oppure lavoraci ancora.” È qui tutto il significato del romanzo che definire molto molto bello è assolutamente riduttivo. Un rigore linguistico e una sobrietà di espressione rendono la lettura estremamente piacevole, al di là del contenuto che commuove e scuote le coscienze.