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La rabbia soffocata degli ultimi...
"...ERAVAMO FATTI A BRICIOLE, ERAVAMO BAMBINI, ERAVAMO SENZA GIOCHI E SENZA CASA, MA ERAVAMO ATTENTI."
Sono ormai tre giorni che ho finito questo libro, e ancora non riesco a trovare le parole giuste per esprimere quello che questa lettura mi ha dato.
È una storia potente, che mi ha lasciato dentro tanti pensieri, tante riflessioni e sentimenti, ma è come se non riuscissi a metterli nero su bianco, forse perché sono ancora lì che vorticano...
Non riesco a lasciar andare le due figure femminili che abitano queste pagine, che cercano in ogni modo di rimanere a galla, di trovare il loro posto (e non solo metaforico) in un mondo che le vuole emarginare, che cercano un riscatto che forse non arriverà mai... e intanto l'infelicità si annida negli angoli più bui, la rabbia ribolle in fondo allo stomaco e cerca la strada per venire fuori.
"La mia rabbia è stesa sulla terrazza, prende il sole e fa smorfie, striscia tra le ombre e si affaccia alle spalle dei presenti, la mia collera è cruda, è viva...
[...] La mia ira è sproporzionata, ha gambe lunghissime, orecchie piccole e docili, piedi corti e pelosi."
Una madre che non si arrende, che combatte, arranca, lotta per la giustizia e crede nel bene comune, una madre che domina e ingombra, che non accarezza e pretende, la cui ala protettiva si espande prepotentemente e finisce per soffocare.
La vita l'ha indurita, le ha inspessito la pelle, le ha insegnato a fare a meno di tutto, tranne che di un tetto sopra la testa.
E quello cercherà, per tutta la vita.
Una figlia che nasce nella privazione, che si adatta ai 20mq da dividere in sei, senza giocattoli, senza tv, senza niente.
Cresce cercando una rivalsa non sua, senza mai lamentarsi, spingendo giù ogni dolore, soffocando il risentimento, studiando tanto, leggendo i libri giusti, tuffandosi senza paura nell'acqua torbida e scura, sparando con precisione i bersagli, spaccando ginocchia ai prepotenti, affogando i traditori, accendendo fiammiferi, prendendo e difendendo ciò che ritiene sia suo, amando senza sapere cosa sia l'amore, piangendo l'amicizia perduta...
Una ragazza che vorrebbe trovare se stessa, ma rimane sempre impigliata nell'ombra di sua madre.
"Penso che siamo materiali di scarto, carte inutili in un gioco complicato, biglie scheggiate che non rotolano più.
Siamo a terra, come mio padre, caduto da una impalcatura inadeguata, in un cantiere illegale, senza contratto e senza assicurazione e da laggiù, dal punto in cui siamo precipitati, vediamo gli altri mettersi al collo collane di gemme."
Due figure femminile che ami e che odi, che vorresti abbracciare e prendere a schiaffi, perché portano dentro di sé tutto il disagio degli ultimi, i poveri, e tutto il cinismo e l'arroganza di chi si sente (giustamente) in credito con la vita.
Ma non ci sono solo loro in questa storia: c'è un marito/padre che in un attimo perde tutto, e rimane fermo, inchiodato su una sedia, inchiodato in un rapporto che lo vede sempre secondo, laterale, senza voce.
Poi c'è un figlio che non è suo figlio, ma con cui si evolverà uno strano rapporto di odio/amore.
Un ragazzo caparbio, anarchico, l'unico in grado di sottrarsi al dominio materno, divenendo punto di equilibrio per tutti gli altri.
E poi c'è il lago, così vivido, così magico e così spettrale, così protagonista da riuscire a sentirne anche l'odore.
Tutto ispirato a vita vissuta...
Giulia Caminito, dov'eri? Dove ti nascondevi? Perché io ti scopro solo adesso?
Per me entri, di diritto, nell'olimpo delle grandi scrittrici italiane contemporanee.
La tua scrittura è bellezza autentica!
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