Dettagli Recensione
L'assenza presenza
Un romanzo fatto soprattutto di silenzi.
Piccoli, continui e infiniti silenzi, che cercano di coprire quel silenzio più grande e assordante che è dato dall'assenza.
L'assenza di una moglie.
L'assenza di una madre.
L'assenza di una figlia.
L'assenza di una donna che non ce la fa, che va via da suo marito, da suo figlio, dai suoi genitori, senza una parola, un bacio, una carezza, un perché.
Questa assenza si fa presenza costante tra le pagine del libro, diventa fulcro e centro intorno al quale orbitano tutte le domande mai fatte, i giudizi mai esternati, le accuse represse, i "come sarebbe stato se...".
Camurri ci consegna un uomo e un bambino che imparano ad andare avanti da soli, trovando codici di comunicazione personali, cercandosi tra le parole mai dette e odiandosi quando quelle mancanze diventano un'eredità troppo pesante da portare.
Il vuoto che li circonda è incolmabile.
Eppure la vita va lo stesso... si cresce, ci si innamora, si sbaglia, si ha paura, si prova ad essere giusti, si va via e si torna indietro, alla ricerca di quell'alfabeto sconosciuto che possa un giorno aiutarli a capire, a dare un senso, a dare loro il coraggio di pronunciare quel nome.
Camurri ci dona una storia fatta di piccole cose, di sensazioni, di colori, di stati d'animo, ci dona Fabbrico, la sua tristezza e la sua bellezza, i paesaggi della campagna emiliana, la sua umidità, i raggi del sole che si perdono sulla vastità della pianura, il senso di gioia e smarrimento di chi prova ad allontanarsi, per poi tornare lì, in un paese che è casa.
Esattamente come il suo libro d'esordio ("A misura d'uomo"), anche questo romanzo è molto bello, intimo e sensoriale.
Mentre lo leggi, lo vivi.