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Vendetta o fine pena mai?
Antonio Manzini abbandona per un attimo la fortunata serie con protagonista il vicequestore Schiavone, per firmare un romanzo profondo dal titolo Gli ultimi giorni di quiete. Un giallo che non è proprio un giallo, secondo i comuni crismi del genere, ma è piuttosto un libro che induce alla riflessione profonda, a rispondere o a cercare di farlo, a determinati concetti etici morali.
La storia è classica e tremenda: una rapina in una tabaccheria andata male, una giovane vita stroncata. Per i genitori un orrore e un incubo senza fine. Il colpevole assicurato alla giustizia. Fino a che un incontro casuale su di un treno lo si identifica nuovamente. Il colpevole è libero, c’è una possibilità di redenzione. Ma questo si scontra con chi, tutti i giorni, fa i conti con un dolore che è fine pena mai. Come reagire? Accettare oppure …? Una vendetta a lungo meditata, dal finale tragico.
Una lettura che induce alla riflessione, che pone interrogativi destinati a sconvolgere il lettore. Una scrittura tesa, elegante, introspettiva, che lascia attoniti e sconvolti per il contenuto narrato. Un costrutto fortemente cesellato per una storia differente, moralmente pregnante, per un autore capace e preparato.
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