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I bambini ci guardano
Daniele La Corte, dopo aver pubblicato La casa di Geppe, Il coraggio di Cion, Resistenza svelata, torna a parlare al suo amato pubblico con Il ritorno di Pricò.
Chi è Pricò? Pricò è ancora un bambino di sette anni, rimasto orfano di padre, che emigra in Argentina, raggiungendo lo zio che già vi abitava. Suo padre, Sebastiano Rutelli,
“Aveva soltanto 27 anni quando era stato trucidato. Era geometra, ma amava la meccanica. Adorava i motori. Specie le auto. Era stato il primo ribelle a rubare una Volswagen Typ 82 dopo averla bloccata sulla strada che costeggiava il bosco. (…) e quando rispondeva si limitava soltanto a ripetere cose come: “Lo hanno ucciso i tedeschi durante una battaglia.”
Perciò:
“Viveva di ricordi. Annotava spesso su un piccolo quaderno ogni cosa che gli accadeva intorno. Indelebile nella sua mente, il fischio intenso e cupo della nave che lentamente si staccava dalla banchina. Rivedeva il porto. Rivedeva Genova, tra costa e collina, che pareva salutare mesta quel carico di disperati pronti all’avventura Oltreoceano. “
Doveva il suo nome ad una casualità, la madre
“Non sapeva nulla di Pricò, del romanzo. Non sapeva che l’autore era un certo Cesare Giulio Viola. Per Rosita un invito a nozze. Un motivo per parlare, per dialogare, per ripercorrere la genesi di quel battesimo. (…) Se pur in maniera diversa, anche il suo Pricò soffriva per qualcosa che aveva perso. O meglio, per qualcosa che non aveva mai avuto.”
Divenuto cronista di successo, Pricò, decide di fare chiarezza sulle circostanze della morte paterna, e torna in Italia. Siamo negli anni ’70 e nella redazione in cui va a lavorare lo chiamano “L’Argentino”, perché è un migrante di ritorno. Lo aiutano, comunque, in una ricerca difficile che affonda le sue radici in un grave clima di omertà, composto da tante persone che vogliono solo dimenticare brutture di ogni genere. Ma lui è testardo, e lo deve alla memoria di suo padre. Riuscirà a scoprire la verità su di una uccisione coperta da tanta oscurità? E a che prezzo?
Daniele La Corte aggiunge un importante tassello ai suoi studi , condotti con molta perspicacia, sulla Resistenza italiana. Con uno stile giornalistico, preciso e ricercato, racconta un periodo oscuro della storia del nostro Paese, ma lo fa in modo differente. Attraverso lo sguardo di un bambino divenuto adulto che ha sete e fame di verità. Perché, sembra affermare l’autore:
“I bambini ci guardano , ricordando il celebre film diretto da Vittorio De Sica e il romanzo di Cesare Giulio Viola: i bambini ci guardano, e corrono con noi la Storia.”
Un racconto saggio, scritto con perizia di metodo e frutto di una ricerca approfondita, dedicato agli adulti e ai più giovani, per imparare a ricordare sempre e a non dimenticare mai. Un inno sotterraneo, ma forte ed urlante, alla libertà, condotto con passione e perizia narrativa non comune.