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Avevo solo voglia di scrivere
“Avevo solo voglia di scrivere” è la storia di una bambina che non vuole diventare grande. Un inno alla leggerezza che vuole farsi beffa della vita ma senza mortificarne il valore. Minerva ha sette anni quando decide finalmente di aprirsi al mondo attraverso l’unico mezzo che sente davvero suo: lo scrivere. E sarà questo scrivere ad accompagnarla giorno dopo giorno, anno dopo anno nella sua vita di bambina, di adolescente, di giovane donna epicentro di una narrazione che non vuole stupire né vuole estasiare, ma tentare di commuovere e di far sorridere.
Avere dei sogni è ancora possibile?
Attraverso domande retoriche e flash descrittivi della vita, vista con gli occhi e scritta man mano con lo stile di una bambina, di un’adolescente, di una giovane donna, prende corpo una storia leggera eppure intima che vuol sapere di buono ed essere fedele alle diversità e ai cambiamenti propri di una bimba che impara a diventare grande. Scoprendo che la vita, a ogni età, può essere una favola.
Un’autobiografia essenziale, quella di Marianna Iandolo che in "Avevo solo voglia di scrivere" si racconta di getto, organizzando sapientemente un fiume di parole, senza mai tralasciare di trasmettere un fiume di emozioni.
Un testo che ripercorre la vita della protagonista, Minerva, attraverso la narrazione degli eventi e le sue "lettere". Una giovane che fino da bambina ha sentito la necessità di scrivere, di comunicare con gli altri non solo verbalmente, ma anche attraverso parole lasciate dall'inchiostro su di un foglio bianco: lunghe lettere o brevi messaggi - non ha importanza – basta assecondare il desiderio di mettere i pensieri nero su bianco.
La fanciullezza e l'adolescenza di una ragazza circondata dall'affetto della famiglia, la quale si affaccia al mondo e alle esperienze proponendosi per ciò che è e non per stereotipi sociali cuciti addosso per farsi accettare dagli altri.
Il suo bisogno di comunicare è bello, evidente e fresco, e trascina il lettore in un’avventura da condividere. Lo stile è quello di una giovane donna che sa intercalare la narrazione, fluida e vigorosa, con lettere, brani di diario, messaggi di posta elettronica.
"Avevo solo voglia di scrivere" è un romanzo decisamente moderno, e si snoda in un linguaggio brillante, stimolante, vibrante. Mentre le parole legate ai ricordi dell’infanzia catturano per essere i caldi riferimenti di una fiaba senza tempo, il presente si affida totalmente agli scatti vitali di un narrare disinibito attraverso il quale la protagonista/autrice s’impossessa delle ali per volare sfrontata nel cielo non sempre terso della libertà e dell’autocoscienza.
Quando era bambina, Minerva scriveva a sua madre quanto le fosse dispiaciuto che la marmellata fosse caduta dal frigorifero sul pavimento sporcando dove era stato appena finito di pulire. Per ogni giornata trascorsa, ogni sera c’era una letterina sul suo comodino che chiedeva scusa per i danni combinati durante il giorno o che raccontava semplicemente come aveva trascorso la giornata; e la sua mamma andava a darle un bacio e a rimboccarle le coperte chiedendole perché scrivesse tanto dal momento che le sue giornate per lo più le trascorreva con lei e che non si faceva certo mancare di essere una gran chiacchierona. Si chiedeva perché lei sentisse il bisogno di mettere per iscritto tutto ciò che mi passava per la testa. Ben presto sua madre capì che il suo non era un bisogno ma un’irrefrenabile voglia. Aveva solo voglia di scrivere.
Ufficio stampa Edizioni Creativa